Aung San Suu Kyi, Daw

(Rangoon 1945, viv.). Donna politica birmana. Figlia del generale Aung San, animatore delle lotte per l’indipendenza birmana, aveva due anni quando il padre fu assassinato da avversari politici. Dopo aver a lungo studiato all’estero, tornò in patria nel 1988. Nello stesso anno, di fronte al sanguinoso colpo di stato attuato dai militari, diede vita alla Lega nazionale per la democrazia (NLD), guidando l’opposizione al regime militare. Nel 1989 fu costretta agli arresti domiciliari, mentre centinaia di militanti del suo partito venivano arrestati. Nonostante ciò la sua enorme popolarità fece sì che la Lega per la democrazia trionfasse nelle elezioni del 1990. Ancora tenuta agli arresti domiciliari dai militari, che si rifiutarono di convalidare i risultati elettorali, nel 1991 fu insignita del premio Nobel per la pace. Negli anni successivi continuò ad animare l’opposizione alla dittatura dagli arresti domiciliari ai quali fu costretta fino al 2002. Già nel 2003, tuttavia, a causa di alcuni scontri tra i sostenitori dell’NLD e le forze governative, Aung San Suu Kyi fu nuovamente sottoposta agli arresti domiciliari, nonostante le ripetute proteste da parte della comunità internazionale. Nel 2009, a causa di un nuovo arresto, le fu impedito di candidarsi alle elezioni multipartitiche del 2010, poi vinte, nonostante le sospette irregolarità, dai partiti filo-governativi. Rilasciata pochi giorni dopo, riprese la sua opposizione contro il regime militare. Nel 2011 il regime allentò progressivamente la pressione su Aung San Suu Kyi, permettendole di incontrare liberamente i suoi sostenitori e, nel dicembre dello stesso anno, il segretario di stato americano Hillary Clinton. L’anno successivo l’NLD prese parte alle elezioni amministrative e Aung San Suu Kyi conquistò facilmente un seggio nella circoscrizione di Yangoon. Sempre nel 2012 le fu permesso di compiere viaggi all’estero e di pronunciare a Oslo il discorso di accettazione del Premio Nobel per la pace ricevuto nel 1991.