Zwingli, Ulrico

(Wildhaus 1484, † Kappel 1531). Riformatore svizzero. Fu uno dei protagonisti della Riforma protestante. Operò soprattutto a Zurigo e nella Svizzera tedesca. Contemporaneo di Lutero, elaborò un progetto di riforma originale e con caratteristiche proprie, diverse da quello luterano, pur muovendo dagli stessi princìpi di fondo: autorità superiore e normativa della Sacra Scrittura, giustificazione per sola grazia mediante la fede, unicità di Gesù Cristo come mediatore tra Dio e gli uomini, rinnovamento della fede, della dottrina, del culto e della vita della chiesa secondo la “regola di Cristo”, cioè la Sacra Scrittura. Ordinato nel 1506, fu parroco a Glarus (1506-1516), ove coltivò gli studi umanistici. Nel 1515 conobbe Erasmo diventandone ammiratore e amico. A Zurigo dal 1518 come predicatore della cattedrale, vi compì la “svolta riformatrice” che ebbe il suo epilogo nel 1523, quando in seguito a una disputa pubblica Zurigo adottò la Riforma nella versione zwingliana (ancora in fieri). Oltre che sul fronte del cattolicesimo romano nella persona del vescovo di Costanza, Zwingli ebbe prolungate controversie con gli anabattisti (difendeva il battesimo dei bambini, rifiutato dagli anabattisti come non cristiano), e con Lutero sulla Cena (per Zwingli la presenza di Cristo nel pane eucaristico è simbolica e spirituale, non materiale). I suoi scritti principali sono il Commentario sulla vera e la falsa religione (1525), la Spiegazione e motivazione delle Tesi (1523; si tratta delle 67 Tesi scritte come base della disputa pubblica di quell’anno), la Chiarezza e certezza della parola di Dio (1522), Giustizia divina e giustizia umana (1523), Il Pastore (1524), Amica exegesis (1527, contro l’interpretazione eucaristica di Lutero), la Provvidenza di Dio (1530). Tratto saliente della riforma zwingliana fu anzitutto un certo primato attribuito allo Spirito e alla sua azione non solo nella celebrazione ma, da un lato nell’intimo dell’uomo (anche prima che esso ascolti e riceva la Parola di Dio) e dall’altro al di fuori dei confini visibili della chiesa, per cui la salvezza può raggiungere anche persone che la chiesa non raggiunge. La riforma zwingliana ebbe poi un chiaro risvolto politico: riguardò la città non meno che la chiesa, per cui alla legge divina fu riconosciuto un valore positivo, come espressione della volontà di Dio e strumento per plasmare la vita della città. Zwingli sviluppò inoltre una critica storica e filologica della nozione di sacramento più accurata degli altri riformatori. Infine, la teologia zwingliana ha conservato sino alla fine un’impronta erasmiana, anche se Zwingli stesso sottolineò i limiti del riformismo di Erasmo. Zwingli morì in battaglia, come cappellano militare, nel 1531, combattendo contro i cantoni cattolici alleati contro Zurigo.