accadi

  1. Le origini
  2. L’impero di Akkad (2350-2150 circa a.C.)
  3. La struttura politica e amministrativa dell’impero di Akkad
  4. L’impero di Akkad: l’economia e la cultura
1. Le origini

Antico popolo semita originario forse della steppa siro-arabica e stanziato fin dal 3000 circa a.C. in Mesopotamia (soprattutto nell’area centro-settentrionale). Il suo nome fa riferimento alla città di Akkad, dove fin dall’inizio venne concentrandosi la maggior parte di questa etnia. In un primo tempo numericamente inferiori rispetto ai sumeri – con i quali convissero pacificamente per tutta la fase protodinastica – gli accadi videro però incrementare progressivamente il loro numero per effetto di un lento ma costante afflusso di genti semitiche a loro affini, e intorno alla metà del III millennio a.C. erano ormai divenuti la maggioranza della popolazione della Mesopotamia. Toccò quindi a una dinastia della città di Akkad realizzare l’idea già sumerica di egemonia “universale”, estesa dal Mare Superiore (il Mediterraneo) al Mare Inferiore (il Golfo Persico): questo accadde intorno al 2350 a.C. con la costituzione del cosiddetto impero di Akkad.

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2. L’impero di Akkad (2350-2150 circa a.C.)

Fondato da Sargon I, un personaggio “nuovo” presto divenuto l’archetipo del sovrano eroico accompagnato dal favore degli dei, l’impero accadico si sviluppò a partire da un nucleo costituito dalle principali città del centro-nord mesopotamico (fra le quali, oltre alla stessa Akkad, Kish, Eshnunna, Sippar e Babilonia). Attraverso una serie di spedizioni militari venne poi conquistato il sud sumerico; a nord invece il limite del controllo diretto si attestò alla città di Tuttul, ma l’egemonia accadica dovette essere riconosciuta anche da Mari e dalla stessa Ebla. Già all’epoca di Sargon si poteva quindi considerare almeno in parte realizzata l’idea di un impero “universale” avente il suo fulcro nella Mesopotamia. Con i figli e successori di Sargon, Rimush e Manishtusu, la sconfitta della confederazione elamica (Elam) consentì la conquista accadica della regione intorno a Susa. Ma fu sotto il lungo regno di Naram-Sin (2254-18 a.C.) che venne portato a termine il disegno universalistico. Il dominio accadico fu esteso a est su buona parte della confederazione elamica (fino alla regione di Barakhshi, sull’altopiano iranico); a nord su tutta l’alta Mesopotamia e il cosiddetto “paese alto” (l’Anatolia centrale) fino alle catene dell’Amano e del Tauro; a ovest su tutta la zona siriana precedentemente controllata dalla città di Ebla, che venne distrutta. In questi anni l’impero di Akkad raggiunse la sua massima espansione territoriale e il suo apogeo, cui seguì una lenta ma inesorabile decadenza fino al crollo, avvenuto intorno al 2150 a.C. a seguito dell’invasione di popolazioni nomadi provenienti dalle montagne iraniche, i gutei.

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3. La struttura politica e amministrativa dell’impero di Akkad

Caratterizzato, a differenza del coevo Egitto dell’antico regno, da una notevole disomogeneità sul piano geografico, etnico e culturale, l’impero di Akkad dovette sempre tener conto in qualche modo delle diverse situazioni locali che solo la conquista militare aveva permesso di unire in un solo organismo politico. Ne risultò un’organizzazione politico-amministrativa efficiente ma scarsamente accentrata, che lasciò sussistere, soprattutto nelle aree più decentrate, un certo margine di autonomia per le popolazioni che erano state sottomesse con le armi. Nelle città del sud sumerico, ad esempio, vennero generalmente lasciati al governo i dinasti locali (ensi) – anche se in posizione subordinata all’imperatore accadico – e il controllo centrale venne esercitato in forma tale da evitare la pura e semplice soggezione delle popolazioni locali. I sovrani accadici preferirono quindi acquisire terre di proprietà dei templi e favorirvi l’insediamento di propri coloni con l’obiettivo di realizzare progressivamente (e in forma non coatta) una sorta di “accadizzazione” dell’area mesopotamica meridionale. Anche nei confronti della religione sumerica l’atteggiamento di Sargon e dei suoi successori fu di tolleranza e di rispetto; i sovrani accadici si sforzarono anzi di legittimare il proprio ruolo attraverso il richiamo al favore della principale divinità sumerica, il dio Enlil. Nelle zone periferiche e più marginali dell’impero le forme di controllo si esplicarono in forma ancora diversa, e di volta in volta commisurate al ruolo degli interlocutori: si fece ricorso alla subordinazione degli ensi locali al sovrano di Akkad (come avvenne in Assiria); si ricercò una qualche forma di accordo con i dinasti locali (come nel caso dell’Elam); o ci si limitò alla costituzione di avamposti commerciali e al controllo delle principali reti di traffico (come quelle di Ebla e di Mari) in territori che restavano però sostanzialmente fuori dal dominio del centro.

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4. L’impero di Akkad: l’economia e la cultura

L’economia dell’età accadica vide svilupparsi molte di quelle linee di tendenza che avevano già caratterizzato la civiltà dei sumeri nell’ultima fase del periodo protodinastico. Si accentuò, in campo agrario, il fenomeno della concentrazione della terra in mano alla proprietà laica (del re in primo luogo e delle grandi famiglie) e il ridimensionamento della proprietà religiosa (templare). Grande importanza venne inoltre attribuita al commercio, come risulta dal fatto che le principali direzioni della conquista accadica coincisero proprio con le zone delle principali reti commerciali verso ovest (Ebla) e verso est (l’Elam). La presa del potere da parte di Sargon segnò poi, a livello linguistico, l’affermazione dell’accadico (e della tradizione scribale della città di Kish in particolare) come lingua ufficiale dell’amministrazione e della corte: fenomeno che fu a sua volta una conseguenza della crescita della componente accadica della popolazione rispetto a quella sumerica. In questa fase mutò anche profondamente, rispetto all’epoca sumerica, la concezione della regalità, che venne saldamente legata a una prospettiva “universalistica” e fu considerata di natura divina: Naram-Sin fu il primo ad assumere il titolo di “re delle quattro parti del mondo” e a venire divinizzato, e lo stesso fecero i suoi successori. La produzione artistica accentuò di conseguenza il suo carattere celebrativo, come testimoniano in particolare le iscrizioni reali, la statuaria e i bassorilievi, che mettono in risalto la figura vittoriosa del sovrano e la sua volontà di presentarsi come divinità, anziché solo come uomo valoroso e amministratore della città per conto degli dei. Non si trattò però di una tendenza priva di resistenze, com’è dimostrato dal fatto che molte opere mitiche e letterarie (fiorite soprattutto nella Mesopotamia meridionale) presentano le figure di Sargon e di Naram-Sin in modo antitetico: positivo il primo, empio e alla fine abbandonato dagli dei il secondo. Il solco ideologico con il mondo sumerico del resto, insieme all’aggressività dei popoli montani dell’Iran, fu una delle principali cause del crollo dell’impero di Akkad.

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