Zambia

Stato attuale dell’Africa equatoriale. È costituito dall’ex colonia britannica della Rhodesia del Nord. Popolato dapprima dai pigmei, ai quali si sovrapposero in seguito popolazioni bantu dedite all’agricoltura e, dal X secolo popoli di pastori, il territorio corrispondente all’attuale Zambia ospitò dal XVI secolo piccoli regni vassalli del regno del Kongo e poi, dal XIX secolo, i regni dei Luba e dei Lunda. Dal XVIII secolo assunsero maggiore rilievo i regni luba dei kazembe e dei lozi, sviluppatisi in un’area favorevole all’agricoltura, all’allevamento e soprattutto al commercio, che fu monopolizzato dagli arabi stanziati nell’isola di Zanzibar (Tanzania) e dai portoghesi. Fra il 1853 e il 1854 David Livingstone esplorò per la prima volta il corso dello Zambesi (Zambia in lingua bantu). Da allora la regione divenne oggetto degli interessi coloniali europei. Con la spartizione dell’Africa fra le grandi potenze alla conferenza di Berlino (1884-85) il paese entrò nell’area d’influenza inglese. Tra il 1890 e il 1891 vennero quindi definiti i suoi confini rispetto al Congo belga e alla zona tedesca. Nel 1891 Cecil Rhodes, attraverso la British South Africa Company, pose le basi per lo sfruttamento dei ricchi giacimenti minerari della regione e per la creazione di un’amministrazione inglese nella valle dello Zambesi. Acquistati i diritti minerari dai re dei lozi e dei matabele, anche le terre del regno del Monomotapa ricaddero sotto il controllo della Compagnia. Nel 1911 la regione della Rhodesia del Nord fu divisa amministrativamente dalla Rhodesia del Sud (l’attuale Zimbabwe). Dopo un intenso sfruttamento minerario e l’insediamento di numerosi coloni, nel 1924 il paese fu trasformato in colonia britannica. Il processo di decolonizzazione prese l’avvio nel secondo dopoguerra. Nel 1953 fu creata la Federazione dell’Africa centrale, costituita da Rhodesia del Nord, Rhodesia del Sud e Nyassaland (attuale Malawi) nella quale il potere venne di fatto controllato dalla minoranza bianca razzista della Rhodesia del Sud. Solo dopo una lunga lotta, condotta principalmente da parte dei nazionalisti del Malawi e, nel paese, da Kenneth Kaunda, la Federazione venne sciolta nel 1963. Il 24 ottobre 1964 fu proclamata l’indipendenza della Rhodesia del Nord, che prese allora il nome di “Zambia”. Kaunda, sin dal 1960 presidente del Partito nazionale unito dell’indipendenza (UNIP), nel 1964 fu eletto presidente della repubblica, carica che mantenne sino al 1991. Nel 1973 Kaunda trasformò l’UNIP in partito unico (anche se il dissenso politico fu parzialmente tollerato). Il paese poté quindi godere di una relativa stabilità politica nel quadro di un regime di ispirazione socialista. Non mancarono tuttavia aperte contestazioni e conflitti di natura etnica. Il principale problema del governo fu però quello economico, perché nonostante gli sforzi per diversificare le risorse, l’economia del paese rimase soggetta alle oscillazioni del prezzo del rame (dalla cui esportazione lo Zambia dipende tuttora quasi completamente). In politica estera lo Zambia – membro del Commonwealth e dell’ONU – tenne una posizione complessivamente moderata. Kaunda contrastò però il regime segregazionista sudafricano e sostenne la lotta dei nazionalisti neri della vicina Rhodesia del Sud contro il governo bianco di quel paese, con un contenzioso che si concluse soltanto quando la Rhodesia del Sud ottenne l’indipendenza come Zimbabwe. Rieletto nel 1983 e nel 1987, Kaunda dovette affrontare nel corso degli anni Ottanta una grave crisi economica provocata dalla caduta del prezzo del rame, oltre a forti contrasti con lo Zaire per i confini. Costretto nel dicembre 1990 a modificare la costituzione per introdurre il multipartitismo, Kaunda fu sconfitto alle elezioni presidenziali del 1991 da Frederick Chiluba, del Movimento per la democrazia multipartitica (MMD). Il neopresidente Chiluba dovette subito affrontare i gravi problemi dell’economia del paese e lottare contro la corruzione dilagante. Dopo un triennio di ritiro, Kaunda decise nel 1994 di tornare sulla scena politica per candidarsi alle elezioni presidenziali del 1996, che furono però vinte, in un clima di gravi illegalità, da Chiluba. Alle presidenziali del 2001, nonostante le contestazioni delle opposizioni, si impose nuovamente un candidato dell’MMD, Levy Mwanawasa, il quale, poco dopo l’inizio del suo mandato, lanciò una campagna contro la corruzione, che investì direttamente anche lo stesso Chiluba. In un clima segnato da crescenti tensioni, Mwanawasa fu rieletto nel 2006, ma, appena due anni dopo, morì di morte naturale e fu sostituito ad interim dal suo vice Rupiah Banda. Nelle elezioni presidenziali dell’ottobre 2008, Banda fu poi eletto presidente. Nella successiva tornata elettorale del settembre 2011 il presidente uscente Banda fu sconfitto dal candidato del Fronte patriottico, Michael Sata.