Vittorio Emanuele III

(Napoli 1869, † Alessandria d’Egitto 1947). Re d’Italia dal 1900 al 1946. Figlio di Umberto I, nel 1896 sposò Elena del Montenegro. Salì al trono il 29 luglio 1900, alla morte del padre assassinato a Monza, e sostenne negli anni successivi la politica di Giolitti. In campo internazionale, pur senza abbandonare la Triplice Alleanza, favorì il riavvicinamento dell’Italia alle potenze della Triplice Intesa (Inghilterra, Francia e Russia), scelta che consentì all’Italia giolittiana di occupare la Libia (1911-12) senza sollevare l’opposizione delle grandi potenze europee. Scoppiata la prima guerra mondiale, il 26 aprile 1915 firmò a Londra un patto segreto con Inghilterra, Francia e Russia, che impegnava l’Italia a entrare in guerra entro un mese contro l’Austria a fianco della Triplice. Forte delle agitazioni nazionalistiche, poté imporre la scelta bellicista nonostante la maggioranza parlamentare fosse favorevole alla neutralità, respingendo le dimissioni tattiche del governo Salandra (13 maggio 1915). Dopo la rotta di Caporetto (24 ottobre 1917) affidò il comando delle forze armate italiane al generale Armando Diaz e diede garanzie agli alleati sulla capacità dell’esercito di difendere la linea del Piave. Nel difficile clima postbellico si rese responsabile dell’ascesa del fascismo in Italia, non firmando il decreto di stato d’assedio proposto da Facta (27 ottobre 1922) in occasione della marcia su Roma e affidando, per il timore di mettere a rischio le sorti stesse della monarchia, il governo a Mussolini (30 ottobre 1922). Anche dopo il delitto Matteotti continuò ad appoggiare il fascismo e la sua trasformazione in regime, come fu chiaro dalla sua esortazione alla concordia di fronte all’opposizione dell’Aventino (30 giugno 1924). Appoggiò le scelte belliche compiute da Mussolini nel corso del ventennio, dalla guerra d’Etiopia (che gli permise di assumere il titolo di imperatore d’Etiopia nel 1936) sino all’occupazione dell’Albania (di cui divenne re nel 1939). A seguito delle disfatte subite dall’Italia in guerra, dopo l’approvazione dell’ordine del giorno Grandi al Gran Consiglio del Fascismo fece arrestare Mussolini il 25 luglio 1943. Assunto il comando delle forze armate, affidò il governo a Badoglio (26 luglio) con l’intento di appoggiarsi all’esercito per restaurare il regime prefascista e garantire così la sopravvivenza della monarchia. Non riuscì tuttavia a gestire la gravissima crisi apertasi dopo l’armistizio di Cassibile: reso noto l’armistizio (8 settembre 1943), infatti, il giorno successivo abbandonò la capitale ai tedeschi per raggiungere Pescara e poi Brindisi, nella zona controllata dagli Alleati. A conclusione della guerra, nel tentativo di salvare in extremis le sorti della monarchia sabauda, gravemente compromesse da una lunga complicità con il fascismo, abdicò in favore del figlio Umberto II (9 maggio 1946). Quando il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 trasformò l’Italia in una repubblica, si ritirò in esilio ad Alessandria d’Egitto.