Associazione nazionalista italiana

Fu fondata a Firenze nel 1910 da Enrico Corradini, Luigi Federzoni e Francesco Coppola, sulla scia della diffusione delle idee nazionalistiche sviluppatesi intorno alle riviste “Leonardo” (di Papini e Prezzolini, 1903) e “Il Regno” (di Corradini, 1903). Il movimento nazionalista fu caratterizzato dall’esuberanza aggressiva degli intellettuali che lo componevano, influenzati dalla moda del “superomismo” e impegnati nella critica corrosiva dei “mediocri” valori liberali, borghesi, democratici e socialisti del mondo contemporaneo (nazionalismo). I nazionalisti italiani furono antigiolittiani e videro nella politica di mediazione dello statista piemontese e nella sua tendenza al compromesso la negazione del ruolo forte che l’“aristocrazia” dominante dovrebbe esercitare nei confronti delle masse. La condanna dei valori moderni non approdava al vagheggiamento di età passate, ma a una concezione diversa del ruolo delle élite nell’era delle masse. La formazione di grandi masse, legata a fenomeni come l’industrializzazione e l’urbanesimo, richiedeva, secondo i nazionalisti, nuove forme di inquadramento sociale. Essi vedevano nello stato monarchico, nell’esercito, nella grande industria (da tutelare con misure protezionistiche) e nella Chiesa, le organizzazioni in grado di governare e disciplinare la società di massa. Naturalmente contrari alla lotta di classe, che divide e indebolisce la nazione, sostenevano un ideale organicistico e corporativo della società e dello stato. In politica estera erano imperialisti e bellicisti, convinti che le “nazioni proletarie” come l’Italia dovessero conquistarsi con la forza il proprio posto al sole contro le vecchie e corrotte “nazioni plutocratiche” e che la guerra fosse un ottimo mezzo di coesione e disciplinamento della società. Nel 1911 influenzarono la scelta giolittiana di dare inizio alla guerra di Libia e, allo scoppio della prima guerra mondiale (1914), furono interventisti, caldeggiando dapprima l’ingresso nel conflitto a fianco degli imperi centrali, successivamente l’alleanza con le potenze dell’Intesa in nome degli ideali irredentistici. L’autoritarismo e la rigida gerarchizzazione della società durante la guerra divennero per i nazionalisti il modello di come debba essere condotto uno stato per diventare una grande potenza. La nascita del Partito nazionale fascista (1921), che, al contrario del movimento nazionalista, divenne un grande partito di massa, tolse all’Associazione nazionalista ogni funzione storica. Nel 1923 l’ANI si fuse con il PNF, che ne ereditò lo statalismo corporativo e l’ideale imperialista.