Vittoria

(Londra 1819, † Osborne, Isola di Wight, 1901). Regina di Gran Bretagna e Irlanda dal 1837 al 1901 e imperatrice dell’India dal 1876 al 1901. Figlia di Edoardo, duca di Kent e nipote di Giorgio III, divenne orfana sei mesi dopo la nascita e fu educata dal tutore Leopoldo di Sassonia (il futuro Leopoldo I, re del Belgio). Benché sfavorita nella linea dinastica, succedette allo zio Guglielmo IV sul trono e parve nei primi anni vicina alle posizioni del partito whig per l’influsso di lord Melbourne. Dopo aver sposato nel 1840 il cugino Alberto di Sassonia (che ebbe molta influenza sulla condotta della regina e morì prematuramente nel 1861) cambiò il suo orientamento, spostando le sue simpatie verso i conservatori. Prese così forma (e si consolidò sempre più dopo la morte del consorte) un atteggiamento, fatto di grande attenzione e cura degli affari di governo, inclinazioni conservatrici e imperialiste, credenze morali puritane e severità di costumi, che informarono di sé un’intera epoca, l’“era vittoriana”. Consigliata in ciò anche dal marito, la regina tentò nella prima parte del suo lunghissimo regno di esercitare un condizionamento soprattutto nella politica estera britannica, provocando aspri scontri dapprima con H. Palmerston, poi con W.E. Gladstone. Un caso di dissenso fu rappresentato dal sostegno, al quale Vittoria era contraria per via dell’indirizzo filoaustriaco del marito, dato da Palmerston e da J. Russell al Risorgimento italiano. Successivamente la regina ridusse le sue pretese, anche grazie all’ascesa al potere del suo favorito B. Disraeli (che nel 1876 ne propose l’incoronazione a imperatrice dell’India), e sembrò assestarsi su una condotta di maggior rispetto per le prerogative del governo e del parlamento (pur seguendone sempre da vicino le attività), configurando il modello della monarchia costituzionale liberale al quale si attennero via via i suoi successori. Vittoria diventò così il simbolo della prosperità e della grandezza britannica.