vescovo

(Dal greco episcopos, sorvegliante). Nella chiesa cattolica, colui che sovrintende al governo e all’amministrazione di una diocesi. Il collegio dei vescovi, “successori” degli apostoli (ai quali Gesù aveva affidato la chiesa), costituisce l’organo di governo della chiesa sotto la guida del papa. Inizialmente eletti dalla comunità ecclesiale (clero e laici), dal XIV secolo i vescovi furono nominati dal papa. Le loro funzioni e regole disciplinari (obbligo di residenza nella diocesi, di visita pastorale, ecc.) furono stabilite dal concilio di Trento (1545-63). Nella gerarchia ecclesiastica sono superiori ai semplici preti: essi soltanto possono amministrare la cresima e conferire gli ordini sacri. Ancor più importante è l’arcivescovo (o vescovo metropolitano), sovrintendente di una provincia ecclesiastica (arcidiocesi), facente capo a una città (metropoli), che ha sotto la propria giurisdizione le diocesi “suffraganee” della provincia. A partire da Ottone I (X secolo), nelle regioni dell’impero germanico numerosi vescovi furono investiti dei poteri comitali nelle città, sottratte, per motivi politici, alla feudalità laica. I “vescovi-conti” ebbero grande importanza politica nel medioevo e furono oggetto di aspre controversie tra papato e impero (lotta per le investiture) e con la popolazione delle città, che, a partire dalla fine dell’XI secolo, rivendicarono l’autonomia comunale. Tensioni si ebbero, soprattutto nel XIV-XV secolo, anche tra i vescovi e il papato per il governo della chiesa, con la disputa tra curialisti e conciliaristi. Data la grande influenza sociale dei vescovi, anche dopo la perdita dei poteri comitali, molti sovrani cercarono di sostituirsi ai papi nella loro nomina.