Urartu

Con questo termine si designa sia un complesso di piccoli staterelli hurriti presenti nelle alte terre armene fin dal XIII secolo a.C. sia l’entità politica relativamente grande che risultò poi dall’aggregazione di queste realtà locali. Il regno di Urartu raggiunse una propria identità politica intorno alla metà del IX secolo a.C.: Tushpa divenne allora la sua capitale. Fra la fine del IX e la prima metà dell’VIII secolo a.C., approfittando delle difficoltà assire, esso conquistò ad est tutta la regione intorno al Lago di Urmia e a ovest tutto l’alto corso dell’Eufrate, estendendosi a settentrione fino al lago Sevan e al Mar Nero. Artefici di questa espansione furono i sovrani Argishti I (786-64 a.C.) e Sarduri II (764-34 a.C.). Con l’ascesa al trono assiro di Tiglat-Pileser III le ambizioni di Urartu subirono un brusco ridimensionamento. Nel 743 a.C. Sarduri fu sconfitto nella battaglia di Kishtan e dovette rinunciare al controllo dell’alta valle dell’Eufrate. Anche il tentativo espansionistico intrapreso dal suo successore Rusa I risultò fallimentare: Sargon II sottrasse allora definitivamente all’egemonia urartea il popolo dei mannei, stanziati nell’altopiano iranico, e l’area degli stati anatolici neo-hittiti, precludendo ogni ulteriore estensione della sfera di influenza di Urartu verso sud. Contemporaneamente i cimmeri penetrarono nel regno, minacciandone l’integrità. Fino alla metà del VII secolo a.C. Urartu rimase comunque una delle maggiori potenze della regione mediorientale. Nel frattempo però gravi minacce vennero ad addensarsi lungo il confine settentrionale e orientale del regno, dove cimmeri, sciti e mannei consolidavano la loro presenza. Agli sciti si deve probabilmente il crollo di Urartu, avvenuto intorno al 590 a.C. Furono però i medi a inglobarne il territorio. La regione subì quindi il massiccio afflusso di genti armene e divenne poi, con il nome di Armenia, una satrapia dell’impero achemenide. Il regno di Urartu dovette la sua fortuna alla grande disponibilità di materie prime (soprattutto metalli e legname). Notevole sviluppo vi ebbero anche l’allevamento dei cavalli (richiesti per le attività belliche) e l’agricoltura: quest’ultima richiese a sua volta la messa a punto di sofisticate opere di canalizzazione delle acque. In questo contesto di potenziale ricchezza la monarchia urartea, almeno nel periodo di massimo splendore del regno (IX-VIII secolo a.C.), ebbe un ruolo assai importante, ispirandosi per molti versi al modello dei sovrani assiri. Da questi i re di Urartu ripresero in particolare la cura per l’apparato celebrativo e per la costruzione di un’efficiente organizzazione amministrativa, anche se il tipo di controllo che essi poterono imporre sul territorio fu assai più limitato che in Mesopotamia.