ultras

Abbreviazione di “ultraroyalistes”. Vennero chiamati così, nella Francia dell’età della Restaurazione, i “più realisti del re”, cioè i sostenitori del ritorno all’antica monarchia assoluta e all’ancien régime, dopo che Luigi XVIII aveva deciso di concedere alla nazione una carta costituzionale (1814). Per lo più membri dell’aristocrazia fondiaria e del clero reazionario, avevano appoggi a corte, tra i quali quello del fratello del re, il futuro Carlo X. Fin dalla sconfitta di Napoleone gli ultras avevano scatenato un’ondata di “terrore bianco” volta a fiaccare i sostenitori del vecchio regime napoleonico e a premere per una svolta reazionaria che restituisse ai ceti dominanti tradizionali tutto quello che era stato loro sottratto in termini di potere politico ed economico. Si organizzarono in società segrete come i Cavalieri della Fede e si ispirarono alle concezioni teocratiche di de Bonald. Nelle elezioni del 1815 trionfarono, ottenendo 350 deputati sui 398 di quella che Luigi XVIII definì la “chambre introuvable”, cioè migliore della più ottimistica delle previsioni. Nelle successive elezioni del 1816, invece, furono sconfitti dai liberali “costituzionali”. Dopo l’assassinio del loro capo, il duca di Berry, nel 1820, entrarono nel governo con Villèle, che avviò un programma di restaurazione monarchico-aristocratica, che comprendeva limitazioni della libertà di stampa e il ripristino di numerosi privilegi tradizionali. Il nuovo re Carlo X continuò con vigore il programma reazionario, che culminò nella “legge del miliardo”, con cui risarcì i nobili i cui beni erano stati confiscati e venduti durante il periodo rivoluzionario. La crescente opposizione della borghesia liberale si tradusse nella sconfitta elettorale degli ultras nel 1827 e nel successo della rivoluzione del 1830, che travolse Carlo X e consegnò la corona a Luigi Filippo d’Orléans, il quale si impegnò nel consolidamento del regime costituzionale liberale, sorretto dalla nuova borghesia finanziaria e industriale.