Ulster

Regione dell’Irlanda del Nord, di cui la maggior parte (nove contee) con capitale Belfast appartiene al Regno Unito e il resto (3 contee) alla repubblica di Irlanda. Nell’Ulster britannico la maggioranza della popolazione è protestante e circa il 40 per cento è di fede cattolica. Agli inizi del XVII secolo, per far fronte all’opposizione irlandese cattolica, il governo inglese diede inizio a una sistematica opera di “colonizzazione” del territorio, con massicce assegnazioni di terra a immigrati inglesi e scozzesi protestanti. Il che aprì un solco tra cattolici e protestanti che andò sempre più approfondendosi. Quando Gladstone avanzò nel 1886 il progetto di Home rule, nella direzione dell’autogoverno irlandese, la maggioranza protestante dell’Ulster temette di essere sopraffatta dai cattolici in maggioranza nell’Irlanda. Il progetto inglese del 1920 di separare l’Irlanda del Nord da quella del Sud inasprì ulteriormente il contrasto e fu respinto dall’Irlanda del Sud, divenuta uno stato libero nel 1921. Ne derivò una situazione di acuto contrasto, accompagnato da ricorrenti scoppi di violenza. La situazione esplose nel 1968, quando i cattolici dell’Ulster, in gran parte emarginati economicamente e sottoposti a un regime di discriminazione, svilupparono un vasto movimento di protesta in nome dei propri diritti civili, che urtò contro la rigida opposizione degli Unionisti protestanti. Nel 1969 ebbe inizio uno stato di vera e propria guerra civile, che portò all’intervento di truppe di repressione britanniche. La frazione militante e anti-inglese dei cattolici trovò la propria espressione nell’IRA (Irish Republican Army), braccio armato illegale del partito del Sinn Féin. Nel 1972-74 il governo britannico sospese l’autogoverno dell’Ulster e cercò di facilitare l’incontro tra i moderati delle due parti, ma senza successo, in quanto nel 1974 all’interno della maggioranza protestante l’ala estremista prese decisamente il sopravvento. La risposta degli estremisti cattolici fu il ricorso sempre più ampio al terrorismo, che colpì anche direttamente il suolo inglese. La risposta britannica fu l’intensificazione dell’azione repressiva. A partire dagli anni Ottanta furono condotti a più riprese vari e infruttuosi tentativi, a opera del governo britannico e di quello della repubblica d’Irlanda, di promuovere un accordo. Nel 1994 l’IRA si proclamò disponibile a una tregua, che però fu in seguito ripetutamente violata. Un passo notevole fu rappresentato dalla volontà congiuntamente espressa nel 1995 dai governi della Gran Bretagna e dell’Irlanda di procedere nella direzione dell’autonomia dell’Ulster, senza escludere in prospettiva l’unificazione dell’intera isola. Effettivi progressi in questa direzione furono compiuti solo nel 1998 in occasione dei cosiddetti “accordi del Venerdì Santo”, quando, dopo complessi negoziati, il premier britannico Tony Blair, quello irlandese Bertie Ahern e il Sinn Féin di Gerry Adams riuscirono a giungere a un’intesa concreta, basata sul riconoscimento del pieno diritto da parte dell’Irlanda a risolvere, consensualmente e senza influenze esterne, la questione dei rapporti tra il Nord e il Sud. In seguito a tale accordo, furono emendati alcuni articoli della costituzione della Repubblica d’Irlanda in cui si faceva riferimento alla sua piena sovranità sull’intera isola, fu riconosciuto formalmente lo status autonomo dell’Ulster e infine reintrodotto l’autogoverno locale. Il rifiuto dell’IRA di procedere al proprio disarmo rallentò tuttavia il processo di pace fino al maggio del 2000, quando essa si dichiarò infine disposta a smantellare il proprio arsenale.
n seguito alle elezioni del 2007, Ian Paisley, leader del partito unionista democratico (DUP), e Martin McGuinness, esponente dello Sinn Féin, raggiunsero uno storico accordo in vista della formazione di un governo di coalizione, in forza del quale l’uno assunse la carica di Primo Ministro e l’altro quella di vice premier. Nello stesso anno, a conferma del processo di pacificazione in atto, la presenza militare britannica fu ridotta significativamente. Nel 2008 Ian Paisley si dimise sia dalla segreteria del DUP sia dal governo e fu sostituito da Peter Robinson. Nelle elezioni del 2011 il DUP e il Sinn Féin si riconfermarono come le principali forze politiche del paese, dando vita a un nuovo governo di coalizione, nel quale Robinson assunse la carica di premier e McGuinnes quella di vice premier.