Uganda

Stato attuale dell’Africa orientale. Il territorio dell’odierna Uganda era popolato in principio da popoli bantu, organizzati in clan, e da hima, di origine forse camitica, giunti intorno al XIII-XIV secolo. Nel corso del XV secolo questi ultimi avevano costituito vari regni, tra i quali i più importanti furono quello che diede origine alla dinastia tutsi in Ruanda e quello di Kitara, con capitale Bigo. Assai vasto, il regno di Kitara era abitato da pastori ed era contraddistinto da una struttura monarchica centralizzata. A partire dal XVI secolo l’Uganda divenne meta delle migrazioni di popolazioni nilotiche, i luo, che vi giunsero verso la fine del secolo. Integratisi con i bantu, i luo conquistarono il regno di Kitara, che assunse il nome di regno di Bunyoro. Da allora esso fu retto dalla dinastia dei Bito che diede vita a un’amministrazione di tipo feudale. Fra il XVI secolo e la prima metà del XVIII i Bito costituirono anche altri regni, fra cui si distinse quello di Buganda, che gradualmente assunse l’egemonia. Le dinastie hinda, nel frattempo, diedero vita ai regni di Ankole e Toro. Raggiunti dai commercianti arabi, che dopo il 1840 fecero della zona il più importante nodo di scambi della regione interlacustre, i regni di Bunyoro e di Buganda godettero di un periodo di notevole prosperità. Alla fine del XIX secolo il territorio ugandese fu esplorato da John Speke e James Grant (nel 1862) e da Henry Morton Stanley, che raggiunse il paese nel 1875. Negli anni successivi missionari anglicani e cattolici diffusero il cristianesimo, al quale si convertì anche parte della corte. Nel 1890 il re Mwanga fu costretto ad accettare il protettorato tedesco che fu ceduto poi agli inglesi. Nel 1895 l’Uganda entrò a far parte della Compagnia britannica dell’Africa orientale e fu affidata a Lord Frederick J.D. Lugard. Questi riaffermò i diritti inglesi di protettorato e cacciò gli arabi, dando origine a una rivolta antibritannica guidata dallo stesso Mwanga, che si protrasse sino al 1899, quando il sovrano del Buganda ottenne uno speciale accordo che limitava la presenza europea nella regione. Nel 1921 fu creato un consiglio legislativo, dal 1946 aperto a rappresentanti della popolazione locale. La lotta per l’indipendenza in quella che fu considerata all’inizio del secolo una delle “perle” dell’impero britannico, ebbe inizio negli anni Cinquanta, con la formazione del Congresso nazionale dell’Uganda (UNC), di tendenza conservatrice, e del Partito democratico (DC), di matrice liberale. Il 9 ottobre 1962 l’Uganda raggiunse l’indipendenza; primo ministro divenne Milton Obote, fondatore del Congresso del popolo dell’Uganda (UPC). Già nel 1963, tuttavia, il paese fu trasformato in repubblica federale sotto la presidenza del re del Buganda Mutesa II. Nel 1966 Obote attuò un colpo di stato, promulgando una nuova costituzione che unificava la carica di presidente e quella di primo ministro e che aboliva i vecchi regni in cui sino ad allora era diviso il paese (Buganda, Bunyoro, Ankole, Toro). Il nuovo regime, di ispirazione socialista, si caratterizzò per un crescente autoritarismo sino all’abolizione dei partiti politici. Nel 1971 Obote fu rovesciato da un nuovo colpo di stato, realizzato dal generale Idi Amin Dada che instaurò un regime di terrore intriso di nazionalismo intollerante nei confronti degli asiatici, delle etnie bantu e, in seguito alla condanna internazionale del 1973, anche degli europei. Le feroci persecuzioni evidenziarono drammaticamente la tradizionale spaccatura del paese fra la zona nordorientale (popolata da etnie nilotico-sudanesi) e quella sudoccidentale (abitata da popolazioni bantu). La dittatura di Amin, appoggiata dalla Libia e dall’Unione Sovietica, cadde l’11 aprile 1979 per opera di ribelli sostenuti dalla Tanzania, che dal novembre 1978 era intervenuta direttamente nel paese. Il Fronte di liberazione nazionale dell’Uganda (FNLU) elesse capo dello stato Yusuf Lule che fu poi sostituito, nel giugno 1979, da Godfrey Lukongwa Binaisa, in una fase di gravissima crisi interna. Dopo un ulteriore colpo di stato militare nel maggio del 1979, le elezioni del dicembre 1980 sancirono il ritorno al potere di Milton Obote, che tentò di fronteggiare la guerra civile ingaggiata dai sostenitori di Amin chiedendo aiuti militari all’estero. Nel 1985 un nuovo golpe guidato da Tito Okello portò alla sospensione immediata della costituzione. Nel frattempo, gli oppositori del governo di Okello si organizzarono nell’Esercito di resistenza nazionale (NRA), attestandosi dapprima nella parte sudoccidentale del paese per poi giungere progressivamente ad assumere il controllo dell’intera nazione (la capitale Kampala fu conquistata il 25 gennaio 1986). Il comandante dell’NRA Yoweri Museveni, a capo del Movimento di resistenza nazionale (NRM), fu proclamato presidente della repubblica, mentre le truppe fedeli a Okello proseguirono la guerra civile ancora per tutto il 1987. Nel 1988 si tennero le elezioni indirette per il Consiglio di resistenza nazionale (NRC), nuovo organo di governo creato da Museveni; il lento e difficile processo di normalizzazione portò nel marzo 1994 all’elezione di un’assemblea costituente nonostante il permanere delle contrapposizioni etniche. La nuova costituzione, varata nel 1995, rinviò di cinque anni l’introduzione del multipartitismo. Museveni, vinte le elezioni presidenziali del 1996 – e riconfermato in quelle successive del 2001, del 2006 e del 2011 – con una forte maggioranza, favorì lo sviluppo del paese con un indirizzo liberistico che contrastava con il carattere tendenzialmente autoritario del regime politico. In politica estera, l’Uganda assunse un ruolo di importante potenza regionale, che si espresse nell’intervento militare nella guerra in Burundi e Ruanda e nella Rep. Democratica del Congo, da dove completò il ritiro delle proprie forze solo nel 2003. Le prime elezioni multipartitiche si tennero solo nel 2006 e videro il successo del Movimento di resistenza nazionale di Museveni, che mantenne stabilmente il potere anche negli anni successivi. Negli anni Duemila il governo di Museveni dovette fronteggiare anche la minaccia rappresentata nella parte settentrionale del paese dall’Esercito di resistenza del Signore guidato da Joseph Kony, le cui azioni causarono oltre un milione di profughi. In vista del rilancio dell’economia della regione, l’Uganda strinse nel 2005 un’importante accordo commerciale con Tanzania e Kenya, cui aderirono nel 2009 anche Burundi e Ruanda.