arti

Venivano così chiamate nel medioevo a partire dall’XI secolo le corporazioni di arti e mestieri formate nei centri urbani da artigiani, commercianti e lavoratori associati in organizzazioni volte a tutelare le proprie singole categorie a seconda dell’“arte” esercitata. Oltre che una vasta influenza economica, le arti ebbero sovente un importante ruolo politico. A Firenze esse erano divise in arti maggiori (comprendenti giudici e notai, mercanti di Calimala, cambiatori, medici e speziali, lanaioli, setaioli, pellicciai) e arti minori (che da cinque – fornai, beccai, calzolai, fabbri, legnaioli – giunsero a quattordici). Queste corporazioni, che in un primo tempo ebbero base volontaria e in seguito divennero obbligatorie ai fini dell’esercizio della professione, si basavano su una gerarchia costituita da maestri, apprendisti e garzoni e avevano come scopo di regolare il mercato, fissando l’organizzazione del lavoro, la distribuzione dei prodotti, le retribuzioni, le caratteristiche dei prodotti e dei prezzi. Tese a tutelare i propri interessi, le corporazioni diventarono un fattore importante nella vita politica dei comuni medievali lottando per il controllo delle magistrature. Nell’età moderna andarono incontro a un progressivo declino. Furono abolite tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento per gli ostacoli che esse ponevano allo sviluppo della libera imprenditorialità e alla concorrenza.