Trent’anni, guerra dei

Con questo nome si indica il complesso di guerre che coinvolse l’Europa centro-settentrionale, e in particolare la Germania, dal 1618 al 1648, con notevoli ripercussioni sull’assetto politico ed economico europeo.

  1. Le origini
  2. L’allargamento del conflitto
  3. La pace di Vestfalia
1. Le origini

Alle origini della guerra vi furono contrasti religiosi (non risolti dalla pace di Augusta del 1555) e dinastici tra i principi tedeschi, divisi tra cattolici, luterani e calvinisti; a ciò si aggiunsero problemi costituzionali riguardanti la funzione del Sacro Romano Impero e i rapporti gerarchici tra l’imperatore, che intendeva istituire una monarchia assoluta, i principi elettori e gli altri principi, che volevano salvaguardare le loro prerogative. Ognuno dei rivali cercò di allearsi con potenze straniere: l’imperatore con la Spagna (per affinità di parentela e religione); i principi protestanti, ma anche la Baviera cattolica, con la Francia (che intendeva spezzare l’accerchiamento a opera degli Asburgo), la Svezia (che voleva inserirsi nella politica europea e indebolire l’impero) e i Paesi Bassi (nemici della Spagna); i luterani, più ostili ai calvinisti che ai cattolici, tendevano a sostenere l’impero. Già nel 1608 si formò l’Unione Evangelica, capeggiata dal principe elettore del Palatinato Federico V, cui rispose l’anno dopo la nascita di una Lega cattolica guidata da Massimiliano I di Baviera. Ma la data d’inizio della guerra è tradizionalmente considerata il 1618, quando il futuro imperatore Ferdinando II, allora re di Boemia, tentò di revocare la libertà di religione nei suoi possedimenti, provocando la reazione dei nobili boemi e austriaci. Questi prima tentarono di uccidere i rappresentanti imperiali in Boemia (defenestrazione di Praga, 23 maggio 1618), poi, alla morte dell’imperatore Mattia, rifiutarono di riconoscere Ferdinando e proclamarono re di Boemia il capo dei protestanti Federico V (1619).

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2. L’allargamento del conflitto

La guerra tra i protestanti e la Lega cattolica, benché sostanzialmente decisa dalla vittoria cattolica alla Montagna Bianca (8 novembre 1620), durò cinque anni. Nel frattempo l’accesso al trono di Spagna di Filippo IV (1621) segnò la fine della tregua tra Spagna e Paesi Bassi; i calvinisti repubblicani olandesi, interessati a tenere la potenza spagnola lontana dai propri confini e sostenitori degli sforzi boemi contro l’assolutismo asburgico, divennero il centro di ogni coalizione antiasburgica. Al trattato franco-olandese di Compiègne (20 giugno 1624) seguì il trattato dell’Aja (1625), con il quale intervenne a fianco dei protestanti il re Cristiano IV di Danimarca, che vide l’opportunità di conquiste territoriali in Germania. Sconfitti dai generali cattolici Tilly e Wallenstein, i danesi rinunciarono con la pace di Lubecca (maggio 1629) a ogni ingerenza negli affari tedeschi. Ma i conflitti furono ravvivati dall’editto di restituzione (6 marzo 1629), con cui Ferdinando II obbligava i protestanti a restituire i beni ecclesiastici confiscati a partire dal 1552. La diplomazia olandese e il sostegno finanziario di Richelieu indussero ora il re di Svezia Gustavo Adolfo II (che con la tregua di Altmark del 1629 aveva posto fine alla guerra con la Polonia iniziata nel 1621) a intervenire contro gli Asburgo, alleandosi con la Francia (gennaio 1631). Mosso da solidarietà protestante e dalle proprie mire sul Baltico, Gustavo Adolfo iniziò un’inarrestabile campagna militare in terra tedesca guadagnandosi il crescente appoggio dei principi tedeschi, ma trovò la morte a Lützen, nella sua ultima vittoria (16 novembre 1632). Sconfitta a Nördlingen (5-6 settembre 1634), la Svezia dovette cedere la guida della lotta antiasburgica alla Francia, mentre con la pace di Praga (30 maggio 1635) Ferdinando II modificò l’editto di restituzione riconciliandosi con gran parte dei suoi oppositori tedeschi. Richelieu, costretto ad abbandonare la politica del non intervento, si alleò con i Paesi Bassi e la Svezia, e dichiarò guerra alla Spagna (primavera 1635). Il conflitto si estese così alla Francia, ai Paesi Bassi e all’Italia; dopo alcuni rovesci francesi nel 1636, la guerra prese una piega favorevole agli alleati franco-svedesi a partire dal 1638, con importanti vittorie dei francesi sugli spagnoli ad Arras (9 agosto 1640) e a Rocroi (19 maggio 1643) e degli svedesi sugli imperiali a Breitenfeld (2 novembre 1642). Mentre la Germania continuava a essere teatro di campagne minori, si aprì un ulteriore conflitto tra la Danimarca, timorosa della potenza svedese, e la Svezia, che si impose facilmente sull’alleanza danese-imperiale (1643-45).

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3. La pace di Vestfalia

A partire dal 1640 i contendenti iniziarono manovre diplomatiche al fine di pervenire a una pace generale. Mentre l’imperatore Ferdinando III (succeduto al padre nel 1637) avviava negoziati segreti con la Svezia, il rinnovamento dell’alleanza franco-svedese nel 1641 stabilì la convocazione simultanea di due congressi nelle città vestfaliche di Münster (per gli inviati cattolici) e di Osnabrück (per i protestanti). Nel 1643-44 Francia e Svezia iniziarono i preparativi del congresso, che si trascinarono soprattutto per l’inesperienza dei partecipanti nell’elaborare le complesse procedure richieste dai problemi e dagli interessi in gioco. Le clausole territoriali del trattato di pace, firmato nel 1648, avvantaggiarono la Francia (territori in Alsazia e Lorena), la Svezia (possedimenti nel Baltico) e i Paesi Bassi, liberati dai vincoli nei confronti dell’impero e riconosciuti, insieme alla Svizzera, come repubblica indipendente. Dei principati tedeschi, soprattutto il Brandeburgo, la Baviera e la Sassonia ottennero rilevanti guadagni territoriali. La Spagna pose fine alla sua guerra con i Paesi Bassi, iniziata nel 1568. Per quanto riguarda la Germania, la pace rafforzò le istanze autonomistiche e federalistiche dei principi di fronte alle tendenze monarchiche dell’imperatore, e aumentò le prerogative della dieta imperiale (Reichstag); inoltre stabilì parità di diritti per cattolici, luterani e calvinisti, revocò l’editto di restituzione e garantì la tolleranza religiosa (tranne che nei territori degli Asburgo). L’equilibrio del potere in Europa occidentale venne radicalmente mutato in favore della Francia e a spese della Spagna, mentre tramontò definitivamente l’idea di un impero cattolico europeo. L’aumentato potere dei principi tedeschi confermò la frammentazione politica della Germania. Le conseguenze economiche della guerra furono pesantissime soprattutto per il mondo tedesco, soggetto a un trentennio di devastazioni e saccheggi a opera degli eserciti mercenari, e privato di un terzo della sua popolazione.

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