trasformismo

Prassi politica avviata in Italia dal leader della Sinistra storica e presidente del Consiglio Depretis dopo la vittoria elettorale del 1876. Nato dall’esigenza di allargare il consenso intorno ai progetti riformatori della Sinistra di fronte alle rapide trasformazioni economiche e sociali, il trasformismo mostrava chiare affinità con il connubio sostenuto in precedenza da Cavour, nella misura in cui mirava ad ampliare la maggioranza parlamentare rafforzando il centro e indebolendo le estreme. L’obiettivo di Depretis di assorbire nella maggioranza la totalità delle forze parlamentari che si riconoscevano nelle istituzioni (celebre la sua frase, che invitava gli oppositori di Destra a “trasformarsi”: “Se qualcheduno vuole [...] accettare il mio modesto programma, se qualcheduno vuole trasformarsi e diventare progressista, come posso io respingerlo?”) fu perseguito sulla base di un duplice presupposto: l’inutilità della divisione tra i partiti tradizionali, e il primato dell’amministrazione sulla politica ai fini della modernizzazione del paese. La novità del trasformismo consistette soprattutto nel suo carattere di spregiudicata prassi parlamentare, caratterizzata dai continui patteggiamenti necessari per conservare la maggioranza, dall’elevamento della corruzione a metodo politico fondamentale, dal prevalere di interessi particolari che indebolirono una corretta azione amministrativa. Il trasformismo non fu un fenomeno statico: fu piuttosto un processo nell’attività di sottogoverno i cui esiti venivano continuamente messi in discussione. Per questo esso permise il mantenimento del sistema liberale e del ruolo del parlamento, ma al prezzo di una tendenza all’immobilismo nell’attività di governo e all’indebolimento dell’azione parlamentare e dell’efficienza dell’amministrazione. Di qui le frequenti critiche al trasformismo come espressione dell’impossibilità di un corretto funzionamento del sistema parlamentare, ritenuto incapace di creare maggioranze stabili e opposizioni responsabili in quanto espressione non dell’interesse generale ma di interessi privati. In epoche successive il termine continuò a indicare un tipo di politica privo di contenuti programmatici e mirante, tramite patteggiamenti e collusioni, all’esclusiva conservazione del potere e del consenso.