Toland, John

(Londonderry 1670, † Putney, Londra, 1722). Filosofo irlandese. Personaggio rilevante dell’Illuminismo britannico e collegato alle correnti di pensiero più vive del continente, si convertì al protestantesimo nel 1686 e fu libero pensatore, profondo studioso della Bibbia, affiliato alla massoneria e ideologo politico radicale, editore nel 1700 dell’opera di J. Harrington, Oceana, che illustrava a suo dire la forma più perfetta di governo popolare, ossia democratico, di tutti i tempi. Nel 1698 pubblicò la biografia del grande poeta e rivoluzionario inglese, amico di O. Cromwell, J. Milton. Filosofo razionalista, fu uno dei maggiori esponenti del deismo inglese, rivendicando nello scritto maggiore condannato dal parlamento irlandese, Cristianesimo senza misteri (1696), l’evidenza di una fede razionale non fondata sulla rivelazione e l’esigenza della tolleranza religiosa. Tuttavia, in vari passi di tale opera e nelle altrettanto famose Lettere a Serena (1704, nel personaggio di Serena era probabilmente adombrata la figura di Sofia Carlotta di Hannover, allora regina di Prussia), egli superava la posizione deista per spingere il suo radicalismo filosofico fino alle soglie dell’ateismo materialista, dal quale trasse linfa e ispirazione il pensiero di noti filosofi materialisti del Settecento francese, tra cui P. H. T. d’Holbach. Nel 1705 usò per la prima volta il termine “panteismo” per indicare la sua fede in una realtà vista essenzialmente come un mondo composto di materia dotata di movimento; e la materia era per lui alla base della vita e dello stesso pensiero che considerava una funzione del cervello. Per tali idee Toland fu più volte costretto alla fuga sul continente. Sotto il profilo politico, difese in vari opuscoli le idee della sovranità popolare e del diritto di resistenza. In Vindicious Liberius (1701) sostenne che i magistrati dovevano esser creati dal popolo per il popolo e che il potere di tutti i governanti derivava dalla società al fine di creare per essa sicurezza, ricchezza e gloria e che, pertanto, tali governanti dovevano esser obbligati a render conto della fiducia riposta in loro.