timocrazia

Termine derivante dal greco (timé, onore e kratos, potere). Indicava nell’antichità due possibili e differenti costituzioni o sottotipi di forme di governo. Nell’età contemporanea designa genericamente un sistema di governo in cui le cariche sono distribuite in base al censo. Secondo Platone, la timocrazia (o timarchia) era il risultato della degenerazione della forma di governo retta, da lui chiamata aristocrazia. Ciò avveniva allorché, in luogo dei migliori (àristoi), erano i cittadini ambiziosi di onori a governare. In Platone la timocrazia era perciò l’anello di passaggio dall’aristocrazia all’oligarchia, altra forma di governo corrotta nella quale prevalevano i ricchi. Viceversa, secondo Aristotele, la timocrazia era semplicemente la forma di governo poggiante sulle differenze di censo. Nella tripartizione aristotelica delle forme di governo – monarchia, aristocrazia, politia – la timocrazia finiva per coincidere con la politia e, infatti, Aristotele distingueva tra una timocrazia democratica (forma sana) e una timocrazia oligarchica (forma corrotta). Un esempio storico di costituzione politica timocratica fu quella stabilita da Solone in Atene nel 594 a.C. Nell’epoca moderna tutte le costituzioni liberali, basate sulle differenze di censo, furono timocratiche. Con la progressiva generalizzazione del suffragio universale il criterio timocratico è caduto in disuso.