Tiberio, Claudio Nerone

(Fondi 42 a.C., † Capri 37 d.C.). Imperatore romano dal 14 al 37 d.C. Figlio di Tiberio Claudio Nerone e di Livia, educato insieme con il fratello Druso da Ottaviano (Augusto), dopo il divorzio della madre e il suo matrimonio con il futuro imperatore (38), ricevette un’eccellente istruzione letteraria e fu avviato a una rapida carriera politica e militare: sedò le ribellioni in Pannonia (12-9 a.C.), conseguì notevoli successi in Germania (9-6 a.C.). Forzato da Augusto a ripudiare la moglie Agrippina Vipsania e a unirsi in matrimonio alla sua dissoluta figlia Giulia, nel 6 a.C. gli fu conferita la tribunicia potestas e fu inviato in Oriente. Interrotta poi la sua brillante carriera a causa di una probabile rottura con l’imperatore Augusto che gli aveva preferito nella successione i nipoti diretti Gaio e Lucio Cesare, si ritirò in esilio a Rodi. Alla morte di questi ultimi, richiamato a Roma e adottato come successore, fu reinvestito della tribunicia potestas per dieci anni e dell’imperium proconsulare (4 d.C.). Fu nominato imperatore dal senato alla morte di Augusto. Riformò i comizi curiati e ligio verso la tradizione latina cacciò dall’Italia coloro che praticavano riti ebraici ed egiziani. Scrupoloso amministratore aumentò il gettito dei tributi. In politica estera procedette soprattutto al consolidamento dei confini e alla pacificazione delle regioni conquistate. Nel 16 le legioni di Germania, irritate per l’esiguità dello stipendio e per il non giustificato prolungamento della ferma, si ribellarono proclamando imperatore Germanico, nipote di Tiberio e presunto erede al trono, che però rifiutò. In seguito alla sua improvvisa morte (19) il sospetto gravò, presso l’opinione pubblica, sullo stesso imperatore. Dopo il 20 e in particolare dopo il ritiro di Tiberio a Capri (27) il potere effettivo cadde nelle mani del prefetto del pretorio Elio Seiano che, aspirando a impadronirsi dell’impero, si liberò di tutti i possibili rivali: solo Gaio, il futuro imperatore Caligola, riuscì a sfuggire a tale sorte. Associato all’imperium proconsulare e al consolato nel 31, Seiano fu però ben presto smascherato e condannato a morte. Rimasero come unici eredi Tiberio Gemello, nipote diretto dell’imperatore, e Gaio. Tiberio morì senza aver operato una scelta tra i due.