tecnocrazia

Termine derivante dal greco tekne (arte, lavoro) e kratos (potere, dominio). Indica il “governo dei tecnici” non solo nelle attività produttive, ma anche nella vita dello stato. La concettualizzazione della tecnocrazia – un termine prestato dal mondo delle scienze chimico-fisiche, ingegneristiche ed economiche alla politica – presenta notevoli ambiguità a causa dell’indeterminatezza che circonda l’àmbito storico e sociale in cui si pone, il soggetto sociale cui si riferisce, il genere di potere di cui si tratta. Di un potere dei tecnici, ossia dei competenti (sofocrazia), discusse già diffusamente Platone e, in epoca moderna, F. Bacone nella Nuova Atlantide (1624). Dal punto di vista storico, strutturale e funzionale, il fenomeno assume un significato specifico nell’età della rivoluzione industriale, sotto il profilo dell’organizzazione produttiva, dell’informazione e della comunicazione. Il “tecnocrate” non è semplicemente il “tecnico”, cioè l’esperto, lo specialista di una determinata branca scientifico-tecnologica. È piuttosto il manager, il direttore, che si serve a sua volta di tecnici per la programmazione, la direzione e il controllo dei processi produttivi. I manager costituiscono uno strato sociale identificabile, dotato di autocoscienza, capace di esercitare un potere, non solo nei limiti della loro attività tecnica, ma anche nella più larga cerchia sociale. J. Burnham, con l’opera La rivoluzione dei tecnici (1941), diede corpo alla prospettiva dell’instaurazione del potere tecnocratico a partire dalla critica della classe burocratica al potere in Unione Sovietica negli anni Trenta. La tecnocrazia, e non il socialismo, veniva intesa come superamento del capitalismo, ma con attributi tendenzialmente totalitari. J.K. Galbraith ne Il nuovo stato industriale (1967) parlò di “tecnostruttura” in senso analogo. In realtà, gli eventi dell’ultimo mezzo secolo mettono in evidenza la difficoltà per le tecnocrazie dei paesi avanzati di sostituire l’autorità della loro “competenza”, che si applica pur sempre ai processi materiali e alla produzione di cose, alla “discrezione” nella direzione degli uomini, che rimane la qualità essenziale richiesta alla politica.