Taiwan

Stato attuale dell’Asia orientale. Isola del Mar Cinese Orientale a 200 km a sud-est della Cina, circondata da gruppi di isole minori. Fin dall’unificazione dell’impero sotto i Qin e gli Han ebbe con il potere centrale cinese contatti che si intensificarono con lo spostamento della civiltà cinese verso sud-est sotto i Tang; i Song la fecero governare dal Fujian e i Ming vi insediarono organi amministrativi specifici. L’isola però rimase al margine del mondo cinese, abitata da genti primitive, diverse da quelle del continente. La pirateria giapponese e poi l’espansione occidentale trasformarono Taiwan in una posizione strategica rilevante. Verso la fine del 1500 i portoghesi vi si insediarono e la chiamarono Formosa; nel 1624 sopravvennero gli olandesi che furono cacciati nel 1661 da Zheng Chengong, un cinese mezzo ribelle e mezzo pirata di grandi capacità. I Qing la riportarono entro il Fujian e solo nel 1885 la eressero in provincia. Il Giappone vittorioso nel 1895 tolse però l’isola alla Cina e la trasformò in una colonia tropicale. Benché i tre milioni di abitanti fossero sottoposti a sfruttamento, nipponizzazione e deculturazione con metodi assai duri e le risorse naturali venissero ampiamente saccheggiate, i giapponesi determinarono una grande trasformazione dell’isola ancora primitiva, creando una moderna agricoltura commerciale per la produzione di zucchero, canfora, legname e anche riso. Nel 1945 la società insulare era quindi assai più moderna di quella cinese: in forza degli accordi di guerra l’isola fu restituita al governo nazionalista cinese che nel 1947 si trovò a fronteggiare una rivolta repressa sanguinosamente. Nel 1949 il governo del Guomindang sconfitto e il suo capo Ciang Kai-shek vi si rifugiarono trasferendo il potere di una repubblica di Cina che considerava l’intera Cina proprio territorio “provvisoriamente occupato dai comunisti”. Per oltre vent’anni gli Stati Uniti, che dal 1950 pattugliavano con la loro flotta lo stretto di Formosa e che nel 1954 contrassero un patto di mutua difesa con il regime del Guomindang, imposero ai loro alleati il mantenimento del riconoscimento internazionale e del posto alle Nazioni Unite alla repubblica di Cina. Nel 1971 la rappresentanza all’ONU fu riconosciuta alla Cina popolare, con la quale gli Stati Uniti stabilirono regolari rapporti diplomatici nel 1978. Pechino con il principio per cui “esiste una e una sola Cina e Taiwan è parte di essa” rese i rapporti con la repubblica popolare incompatibili con quelli con la repubblica di Cina e combatté, appoggiata in questo dai dirigenti del Guomindang, ogni tentativo di trasformare Taiwan in un regime indipendente, libero da vincoli con l’identità cinese. A partire dal 1970 Taiwan, legata al sistema strategico statunitense e all’area economica del Giappone, conobbe uno straordinario sviluppo economico che ne fece un moderno paese industriale a tenore di vita abbastanza elevato, integrato nei circuiti finanziari e nel commercio internazionale. Nel 1975 morì Chiang Kai-shek, e a lui successe come presidente il figlio Chiang Ching-kuo. Nella seconda metà degli anni Ottanta ebbe inizio a Taiwan un relativo processo di democratizzazione, mentre il potere rimaneva saldamente nelle mani dei dirigenti del Guomindang, che però consentirono la libera esistenza di altri partiti. Di fatto con l’apertura della Cina al mercato, la presenza di imprenditori e capitali taiwanesi in Cina divenne assai importante, creando sotto molti aspetti un’economia integrata. Nel gennaio 1988 Ciang Chin-kuo morì e la presidenza passò a Lee Teng-hui, rieletto nel 1990. Le elezioni del 1992 diedero ancora la vittoria al Guomindang, ma videro la forte ascesa del Partito democratico progressista (DPP), il quale avanzò la tesi che Taiwan dovesse proclamare la propria indipendenza. Questi risultati provocarono una grave crisi interna al Guomindang. Lee, che nel 1996 aveva nuovamente vinto le elezioni presidenziali, nel 1999 portò a un alto livello le tensioni con la Cina popolare, affermando che le relazioni tra i due paesi dovevano essere poste su un piede di parità da stato a stato. Il che indusse la Cina popolare, nel corso delle elezioni presidenziali del marzo 2000, a dichiarare che se avesse prevalso la linea degli indipendentisti guidati da Chen Shui-bian leader del DPP, ciò avrebbe potuto provocare un confronto militare diretto. Chen vinse le elezioni presidenziali, ponendo così fine a oltre 50 anni di potere del Guomindang. Divenuto presidente, egli assunse posizioni più moderate nei confronti di Pechino. Alle politiche del 2001 il Partito progressista democratico confermò la propria maggioranza, estromettendo del tutto il Guomindang dal potere. Chen fu rieletto alla presidenza nel 2004, ma la coalizione guidata dal Guomindang riconquistò la maggioranza in parlamento e nel 2008, sotto la guida di Ma Ying-jeou, quest’ultimo tornò a essere il primo partito del paese. Nel frattempo Chen fu arrestato e nel 2009 condannato per corruzione. Nei primi anni Duemila all’incremento della dipendenza economica di Taiwan dalla Cina corrispose, sul piano politico, un aumento delle tensioni, che tornarono a essere distese solo all’indomani del ritorno al potere del Guomindang. Come risultato della linea intrapresa da Ma Ying-jeou, nel 2010 fu siglato un importante accordo commerciale.