tabù

Il termine “tabù”, che in polinesiano significa proibire o proibito, si applica ad atti, oggetti animati o inanimati, persone, parole che vengono considerati sacri, e dunque inviolabili, in quanto dotati di qualità o poteri straordinari potenzialmente pericolosi. La violazione volontaria o involontaria di un tabù comporta una sanzione, che può essere automatica – in tal caso è seguita da qualche tipo di danno per il trasgressore, come la malattia o la morte di un congiunto – oppure non automatica, ma invocata dalla persona che controlla il tabù e che detiene il potere di punire l’infrazione. Assai diffusi in numerosissime culture primitive – nelle isole della Polinesia dove il fenomeno è stato per la prima volta identificato e studiato, essi circondano il totem, ovvero l’oggetto (animale o pianta) che simboleggia il comune progenitore e lo spirito protettore del gruppo e come tale non può essere cacciato o mangiato, oppure momenti cruciali del ciclo della vita (nascita e morte, iniziazione, matrimoni) oppure ancora determinate attività cui non si accede se non dopo pratiche iniziatiche – i tabù sopravvivono nella società moderna sotto forma di divieti imposti dalla morale o dal costume piuttosto che dalle leggi.