Arnaldo da Brescia

(Brescia 1100 circa, † Roma 1155). Riformatore religioso italiano. Già membro dei canonici regolari di Sant’Agostino a Brescia, studiò a Parigi forse con Abelardo. Tornato a Brescia, indignato per la mondanizzazione della Chiesa, incitò i concittadini contro il vescovo Manfredo (1130). Condannato e bandito dal secondo concilio lateranense, riparò in Francia. Nel concilio di Sens (1140) si schierò con Abelardo, attirandosi l’ostilità di Bernardo di Chiaravalle. Espulso da Luigi VII, fu a Zurigo e in Boemia fino al 1145 quando, perdonato da Eugenio III, tornò in Italia. Giunto a Roma, si pose a capo della rivolta repubblicana che aveva cacciato il papa. Perseguitato dal nuovo pontefice Adriano IV, fuggì in Toscana ma fu catturato da Federico Barbarossa. Impiccato e bruciato, le sue ceneri furono gettate nel Tevere. Ostile alla gerarchia e al potere temporale della Chiesa, propugnò un ideale di vita ascetico e pauperistico. La sua ispirazione non fu politica ma religiosa.