Suriname

Stato attuale dell’America meridionale. Scoperto da Cristoforo Colombo, che nel 1498 toccò le coste della Guyana, venne colonizzato dagli inglesi verso la metà del secolo XVII e da questi ceduto agli olandesi nel 1667 con la pace di Breda, in cambio della città di Nuova Amsterdam (oggi New York). Oggetto di contesa tra inglesi, francesi e olandesi, che per tutto il XVIII secolo lottarono per il possesso dell’intera Guyana, l’attuale Suriname passò definitivamente all’Olanda nel 1815 con il congresso di Vienna, che sancì la divisione della Guyana stessa nelle tre colonie del Suriname (o Guyana olandese), della Guyana britannica e della Guyana francese. Da allora il paese conobbe una fase di relativo sviluppo basato su un’economia di piantagione, che incominciò a declinare con l’abolizione della schiavitù (1863) e la conseguente crisi di manodopera, per fronteggiare la quale venne incoraggiata l’immigrazione di lavoratori asiatici, prevalentemente indiani e giavanesi, ma anche cinesi. Nel 1954 il Suriname ottenne la completa autonomia come membro a pieno titolo del regno dei Paesi Bassi. Per circa un ventennio esso fu retto da una coalizione fra i due principali partiti: il Partito riformista progressista (PRP), espressione della componente indù e favorevole al mantenimento del legame con l’Olanda, e il Partito nazionale del Suriname (NPS), sostenuto della componente creola e fautore della piena indipendenza. La coalizione si ruppe nel 1973, quando l’NPS, alleatosi con tre partiti di opposizione, conquistò la maggioranza. Il primo ministro e leader della nuova formazione Henk Arron, avviò con il governo olandese le trattative che portarono all’indipendenza, proclamata ufficialmente il 25 novembre del 1975. Le prime elezioni generali si tennero nel 1977. Arron fu riconfermato, ma crebbe nel paese la tensione tra i vari gruppi etnici, resa più acuta dal deterioramento della situazione economica. Nel febbraio del 1980 un colpo di stato rovesciò il governo e istituì un Consiglio nazionale militare che formò un nuovo gabinetto presieduto da Chin A Sen. Nell’agosto, il colonnello Desi Bouterse, di orientamento filocastrista, assunse il controllo del Consiglio e avviò un nuovo corso politico osteggiato dai paesi occidentali nonché dalla borghesia locale, che nel 1982 cercò di rovesciarlo senza successo. Il tentativo di Bouterse di imprimere al paese una svolta in senso socialista fallì per l’isolamento interno e internazionale. Stretto tra crescenti difficoltà economiche e un movimento di guerriglia controrivoluzionaria finanziato da fuoriusciti riparati in Olanda, egli annunciò nel 1986 la fine dello stato di emergenza e il ritorno alla democrazia, dopo il varo di una nuova costituzione che venne approvata nel 1987. Nello stesso anno si tennero le elezioni generali, che diedero ai partiti di opposizione, uniti nel Fronte della democrazia e dello sviluppo (FDD), una schiacciante vittoria (85% dei suffragi). L’assemblea nazionale elesse Ramsewak Shankar e Henk Arron, rispettivamente presidente e vicepresidente e chiamò quest’ultimo alla guida del governo nel 1989; ma Bouterse e altri esponenti della sinistra militare conservarono un ruolo di rilievo come membri del Consiglio di stato. Il 1990 fu segnato da aspri conflitti tra l’esercito e il movimento di guerriglia, che rifiutò di deporre le armi anche dopo l’arresto del proprio leader, Ronnie Brunswijk. Seguì un nuovo colpo di stato, che costrinse alle dimissioni Shankar e riportò Bouterse al potere. Temendo l’instaurazione di una nuova dittatura, Olanda e Stati Uniti sospesero gli aiuti finanziari al paese sull’orlo della bancarotta fino a che non fosse ristabilita la legalità democratica. Nuove elezioni si tennero nel 1991. I partiti moderati del FDD ottennero la maggioranza relativa ed elessero Ronald Venetiaan presidente e Jules Adjodhia primo ministro. Nel marzo dello stesso anno Bouterse, in qualità di capo delle forze armate, e Brunswijk firmarono un accordo per la cessazione delle ostilità, accordo che fu trasformato in un trattato di pace firmato dal governo e da tutte le componenti della guerriglia nel maggio del 1992. Nel quadro di una persistente instabilità, le elezioni del 1996 portarono alla presidenza Jules Wijdenbosch. Nel 2000, invece, la coalizione del Nuovo fronte vinse le elezioni politiche anticipate e Venetiaan divenne nuovamente presidente della repubblica, impegnandosi a fondo nel rilancio economico del paese e nella depoliticizzazione delle forze armate. Rieletto nelle elezioni presidenziali del 2005, gli succedette nel 2010 Bouterse, nonostante i processi a suo carico per violazione dei diritti umani e per spaccio internazionale di stupefacenti.