suffragio

In generale il termine si riferisce all’espressione della volontà ai fini di una scelta, di una deliberazione o di una designazione. In materia elettorale – e soprattutto sul piano dell’evoluzione storica della democrazia – esso indica il diritto di partecipazione, tramite il voto (diritto di voto), alle decisioni politiche. Per questo aspetto, che concerne il carattere dell’elettorato attivo, “suffragio” e “diritto di voto” si possono usare come sinonimi. La libertà del suffragio individuale è un punto essenziale della teoria e della pratica dello stato rappresentativo e di diritto. Pur essendo inoltre perfettamente plausibile l’esistenza di forme di suffragio circoscritto e indiretto, l’estensione di esso a tutti i cittadini, con l’istanza conseguente del suffragio universale diretto, ha costituito negli ultimi due secoli l’oggetto irrinunciabile di una battaglia di dimensioni epocali ingaggiata dai movimenti politici democratici e socialisti e femministi. In effetti, come afferma Hans Kelsen nella Teoria generale del diritto e dello stato (1945), “è proprio della natura della democrazia che il suffragio sia universale. Il minor numero possibile di individui deve esser escluso da questo diritto e l’età minima in cui questo si possa ottenere dev’essere la più bassa possibile. Particolarmente incompatibile con l’idea democratica del suffragio universale è l’esclusione dal voto delle donne o di individui che esercitano una data professione, come i soldati e i sacerdoti”. La storia ottocentesca dei regimi rappresentativi, in Europa e in America, mostra una tendenza costante al passaggio da sistemi elettorali a suffragio ristretto, in cui il diritto di voto è limitato per censo, capacità, religione, cultura, sesso, razza o in virtù dell’appartenenza a determinate classi sociali, a sistemi fondati sempre più sull’allargamento del suffragio. In Gran Bretagna si passa con le riforme del 1832, del 1867, del 1884 e del 1918, da una situazione in cui gli aventi diritto al voto per l’elezione della Camera dei Comuni sono circa 435.000 (3,1% della popolazione) al riconoscimento del suffragio universale maschile. In Italia lo stesso risultato è conseguito nel 1912. La concessione del suffragio alle donne fu l’obiettivo dei movimenti femministi, particolarmente attivi nel mondo anglosassone tra Ottocento e Novecento. Esso fu raggiunto per la prima volta nello stato del Wyoming nel 1869 (ma nell’intera Federazione statunitense solo nel 1920). Tra i paesi europei esso fu introdotto dapprima in Finlandia nel 1906 e poi, nel periodo tra le due guerre e nel secondo dopoguerra, in quasi tutti gli altri (con l’eccezione rilevante della Svizzera fino al 1971). In Inghilterra il suffragio femminile fu sancito nel 1928, in Italia nel 1946. Nel presente, il processo di democratizzazione e di universalizzazione del suffragio si è dilatato a pressoché tutti i paesi del mondo, anche se si devono registrare tuttora condizioni di discriminazione fondate soprattutto su differenze di razza, sesso e cultura (per esempio, l’obbligo della conoscenza della lingua nazionale e dell’alfabetizzazione in paesi multietnici come il Brasile).