stregoneria

Termine derivante dal latino strix, un rapace notturno probabilmente simile al gufo il quale, (come testimoniato, tra gli altri, da Orazio, Ovidio e Petronio) rapiva e uccideva i neonati, per poi cibarsi delle loro carni, oppure li avvelenava. Stregoneria indica, nel suo significato fondamentale, l’arte di dominare le forze della natura e della vita in virtù di mezzi occulti, esercitata dalle streghe o dagli stregoni, a cui si attribuiscono facoltà straordinarie. Concettualmente, uno dei presupposti dell’uso delle tecniche operatorie da parte dello stregone è la credenza nell’esistenza di rigorose relazioni di causa ed effetto tra fenomeni e nella possibilità umana di rendere operative tali leggi di causalità. Lo stregone è pertanto inteso come colui che, all’interno del gruppo sociale, è in grado di agire su forze super-umane al fine di ottenere un risultato previsto. La stregoneria ebbe, già durante il periodo preistorico, universale diffusione mediante la pratica di rappresentazioni simboliche, a fini propiziatori, correlate ad attività figurative, a danze e a musiche di carattere rituale. Presso i popoli della Mesopotamia, dell’Egitto (Libro dei morti) e dell’India (Atharvaveda) la stregoneria fu strettamente legata ai rituali religiosi, sia nell’ambito della religione ufficiale che di quella privata. Nella cultura greca essa venne invece sempre considerata come una sorta di empia costrizione esercitata dagli uomini sulle forze divine. Presente nella mitologia (Medea, Circe) e nella letteratura di epoca ellenistica, la stregoneria ebbe vasta pratica anche nella civiltà romana e ancora durante il medioevo, seppur fin dalle origini il cristianesimo avesse attribuito al demonio i fenomeni ritenuti dalla superstizione popolare di origine occulta. La chiesa stessa prese più volte posizione contro la stregoneria, condannando a pene spirituali i suoi cultori. Se nei concili di Braga (563) e di Paderborn (785) venne negata la possibilità umana di avere contatti con il diavolo, Lattanzio e Sant’Agostino ammisero la possibilità, da parte dell’uomo, di evocare le forze demoniache e di dominare gli spiriti inferiori. Fu proprio l’idea agostiniana – relativa all’origine diabolica dei sortilegi – ad affermarsi in epoca scolastica; e anche san Tommaso d’Aquino sostenne l’esistenza della stregoneria, reputandola opera del diavolo stesso, del quale maghi e streghe erano ritenuti semplici intermediari. La legislazione religiosa sembra comunque essere stata, fino al XIII secolo, alquanto mite nei confronti dei cultori della stregoneria, sebbene fossero comunemente celebrati, in periodi e luoghi determinati, i Sabba o Tregenda (riunioni di streghe durante i quali ci si abbandonava a danze sfrenate, comportamenti orgiastici e uccisioni rituali culminanti nell’adorazione di Satana). La diffusione delle sette gnostico-manichee nel XIII secolo accrebbe gradualmente, a livello popolare, il timore di Satana, favorendo una parziale identificazione di eresia e stregoneria. L’Inquisizione, creata nel XIII secolo per contrastare la diffusione delle tendenze ereticali, finì progressivamente col perseguire anche coloro che erano sospettati di esercitare pratiche di stregoneria. Il numero massimo di processi e di condanne per stregoneria ebbe luogo nel corso del XV secolo. Un documento significativo è costituito dalla Bolla Summis desiderantes affectibus (1484), promulgata da papa Innocenzo VIII e dedicata al fenomeno della diffusione e della pratica della stregoneria in alcune regioni germaniche, che determinò da parte degli inquisitori Sprenger e Institoris un forte aumento del numero dei processi e la compilazione, a partire dal 1486, del Malleus maleficarum, opera di letteratura demonologica e sintesi sistematica di tutte le tematiche relative alle pratiche di stregoneria. In essa si definisce, tra l’altro, la donna l’essere maggiormente esposto agli influssi demoniaci giustificando, in tal modo, il dilagante fenomeno della “caccia alle streghe” che si calcola abbia provocato, nel periodo compreso tra il 1400 e il 1700, più di un milione di vittime. Oggigiorno la credenza nella stregoneria, ancora ampiamente diffusa in società extraeuropee (e particolarmente presso numerose popolazioni africane), permane saldamente presso ampie fasce sociali nell’ambito culturale occidentale, ove si esplica in una vastissima gamma di forme, che spaziano dalle diffuse superstizioni popolari (si pensi alla frequente pratica del “malocchio” e delle fatture) alla più complessa celebrazione di pratiche demoniache e di riti satanici.