sofisti

Movimento culturale sviluppatosi ad Atene e in Grecia nel V secolo a.C. Sofisti, cioè “sapientissimi”, erano chiamati, inizialmente con scherno dai loro avversari, gli intellettuali che vendevano il loro sapere come insegnanti a pagamento. Essi non avevano sede fissa, si stabilivano nelle città dove la loro attività era più richiesta e avevano quindi occasione di conoscere molteplici forme culturali, politiche e religiose. Da questo e dalla riflessione sulla molteplicità delle teorie filosofiche derivò il loro relativismo culturale, la tendenza cioè a non riconoscere una verità assoluta e universale, ma a ritenere che ogni uomo o ogni gruppo sociale sia, come disse Protagora (485-410 circa) – il più importante filosofo sofista – “misura di tutte le cose”. Il loro insegnamento della retorica, arte di rendere persuasivi i discorsi, era particolarmente richiesto e ciò testimonia lo sviluppo della democrazia in quel secolo: la necessità di affermarsi con la parola nelle pubbliche assemblee aveva diffuso la consapevolezza dell’importanza di padroneggiare lo strumento linguistico e comunicativo. Oltre alla retorica, i sofisti insegnavano tutte le discipline utili al cittadino impegnato nella vita politica (diritto, storia, geografia), dimostrando di possedere un sapere enciclopedico. Essi diedero vita a interessanti dibattiti sulla politica, con il confronto tra teorie democratiche (Protagora) e aristocratiche (Trasimaco), e sul diritto, con la distinzione tra leggi naturali e leggi convenzionali e con il tentativo di identificare i caratteri della legge naturale (giusnaturalismo). Principali sofisti: Protagora, Gorgia, Prodico di Ceo, Ippia, Antifonte, Crizia, Trasimaco, Callicle.