Socini, Fausto

(Siena 1539, † Luclawice 1604). Riformatore italiano. Fu, come lo zio Lelio, esule e ramingo per l’Europa. Dello zio raccolse le numerose carte quasi tutte inedite lasciate nella sua ultima dimora a Zurigo e, con esse, una ricca eredità teologica e spirituale. Segretario del granduca di Toscana Cosimo I Medici per dodici anni, pubblicò con uno pseudonimo il De Sacrae Scripturae auctoritate, fondando l’autorità della Bibbia con argomenti soprattutto filologici e incoraggiando così il libero esame della Sacra Scrittura. Dopo la morte del granduca (1574), si recò a Basilea dove compose il De Jesu Christo Servatore, in cui sostenne che Cristo redime la creatura umana non mediante la sua morte espiatrice ma mediante la sua vita, la sua predicazione e il suo esempio. Dal 1579 si trasferì in Polonia che divenne la sua seconda patria. Qui riuscì a unificare le diverse tendenze e i diversi gruppi antitrinitari, dando compattezza teorica e unità organizzativa alla ecclesia minor, la chiesa unitariana che ebbe nella città di Rakov il suo epicentro. Contro Giacomo Paleologo difese il pacifismo dei “fratelli polacchi”, sostenendo che un cristiano non deve prendere le armi neppure per difendere la libertà religiosa, né può, come magistrato, applicare la pena di morte. Benché leale verso lo stato e contrario a posizioni anarchiche comunque motivate, negò che lo stato fosse un’istituzione cristiana. Verso la fine della sua vita scrisse una Brevissima istruzione sulla religione cristiana che servì di base al famoso Catechismo di Rakov che, pubblicato nel 1605 e tradotto in varie lingue, fu il più efficace mezzo di diffusione delle dottrine unitariane. L’ecclesia minor fu distrutta dalla Controriforma e tutti gli antitrinitari furono espulsi dalla Polonia nel 1658, trovando rifugio in Transilvania e in altri paesi europei.