Società nazionale

Formazione politica risorgimentale italiana, costituita a Torino nel 1857 dai sostenitori di Cavour, con l’intento di raccogliere “tutte le forze unitarie italiane” e di premere sulla monarchia sabauda per un’incisiva lotta al fine di conseguire l’unità nazionale. Rappresentò la linea moderata del movimento risorgimentale, in contrapposizione a quella democratica del Partito d’azione. Promotori e dirigenti della Società nazionale, il cui motto era “Italia e Vittorio Emanuele”, furono il veneto Daniele Manin, il lombardo Giorgio Pallavicino e il siciliano Giuseppe La Farina, che diffusero con efficacia l’ideale unitario, fino a convincere anche il riluttante Cavour, personalmente più propenso all’espansione del regno sabaudo soltanto in alta Italia. Oltre a liberali, aderirono all’organizzazione anche numerosi democratici moderati, disposti ad accettare l’istituzione monarchica e, soprattutto, stanchi e sfiduciati per i continui fallimenti dei moti mazziniani e democratici, come la spedizione di Sapri di Carlo Pisacane del 1857. L’adesione più nota, in tale contesto, fu quella di Garibaldi. Nel 1859, durante la seconda guerra d’indipendenza, la Società nazionale organizzò le insurrezioni di Toscana, Emilia e Romagna contro i sovrani locali, per richiedere l’annessione al regno sabaudo. Si sciolse dopo l’impresa dei Mille (1860).