società civile

La locuzione “società civile” (dal latino civis, cittadino), oggi di uso corrente per designare genericamente l’ambito complesso delle relazioni civili, sociali ed economiche tra individui, gruppi, ceti e classi, che si dispiegano all’esterno e in antitesi alla sfera dell’azione statale (relativa, a sua volta, alla conquista e al mantenimento del potere politico), ha assunto nel corso della storia accezioni diverse e persino contrapposte. Sul finire del medioevo la qualificazione “civile” fu sovente utilizzata per sottolineare il piano mondano dell’esistenza associata, distinguendolo da quello degli interessi religiosi afferenti alla sfera del divino. Per i pensatori del giusnaturalismo, cui va il merito di averne elaborato tecnicamente il concetto filosofico-politico, la “società civile” era invece contrapposta allo “stato di natura”: era in sostanza un sinonimo di società politica, ossia dello stato. Tranne alcune eccezioni (tra cui rilevante la posizione di Rousseau che interpretava riduttivamente, e negativamente, la società civile come una mera testimonianza dell’avvenuta “civilizzazione”), per i giusnaturalisti il passaggio dallo stato di natura alla società civile denotava il trapasso dall’esistenza selvaggia all’associazione politica. A tale visione si ricollega in generale anche lo scozzese Adam Ferguson nel Saggio sulla storia della società civile (1767), in cui peraltro emergono anche alcuni elementi di corruzione connessi a tale processo. Con Hegel la “società civile” prese un significato assolutamente peculiare, indicando il momento intermedio nella triade dell’eticità tra la famiglia (società naturale) e lo stato (società politica propriamente detta): essa corrisponde – così suona la formulazione hegeliana – alla “totalità relativa delle relazioni relative degli individui come persone indipendenti gli uni verso gli altri, in una universalità formale”. Con Marx, la locuzione assunse un significato tecnico ancora differente. Complice anche la particolare torsione data al termine dalla lingua tedesca, essa divenne pressoché sinonimo di “società borghese” nello stadio prepolitico, la cui anatomia era da ricercare nell’economia politica. Anche Gramsci, pur distaccandosi sostanzialmente dall’accezione marxiana, ritenne che la “società civile” si identificasse con l’insieme degli “organismi volgarmente detti privati”, in contrapposizione alla società politica e allo stato.