socializzazione

Processo di trasmissione della cultura che, protraendosi dalla primissima infanzia lungo tutto l’arco della vita, trasforma gli individui naturali in membri della società e li predispone all’assunzione di ruoli sociali. La trasmissione, che assicura pur nel cambiamento la continuità intergenerazionale della cultura, è svolta da varie agenzie di socializzazione (famiglia, scuola, chiesa, azienda, partito, ecc.) e si traduce nell’interiorizzazione di codici linguistici, valori, regole, modelli di comportamento, motivazioni. L’interiorizzazione non è la risultante di un processo comunicativo unidirezionale, ma dell’interazione tra le agenzie di socializzazione e i socializzandi che, sia pure in piccola misura, esercitano un’influenza sul soggetto socializzatore e sullo stesso processo di socializzazione. In tal modo: a) gli individui acquisiscono molteplici tipi di competenze sociali, a partire dalla competenza comunicativa, e forme di autocoscienza, che si traducono in capacità di utilizzazione della cultura, e b) la società favorisce la formazione di determinati tratti di personalità piuttosto che di altri, e, con essi, gradi variabili di conformità alle norme sociali. Durante l’infanzia e la prima adolescenza si compie la socializzazione primaria, nella quale l’individuo, inserito nella famiglia, nel gruppo di pari e nella scuola, struttura la propria personalità psicologica e morale e gli orientamenti motivazionali che, restando a volte latenti anche a lungo, avranno grande influenza sul comportamento adulto. Durante la vita adulta ha luogo la socializzazione secondaria che – tramite agenzie quali l’azienda, i mass media, le associazioni, ecc. – prepara in modo specifico all’assunzione di ruoli e ai cambiamenti nelle posizioni sociali. I processi di socializzazione variano nel tempo e tra le diverse società. In particolare diversa è la natura e l’importanza delle agenzie a ciò deputate. Nelle società tradizionali un ruolo preminente è rivestito dalla parentela, la chiesa, il vicinato o la comunità locale, mentre nelle società industriali e postindustriali esse perdono rilievo a vantaggio della professione, dei mass media e del consumo. I processi di socializzazione si differenziano, inoltre, anche all’interno della stessa società, in relazione alle classi e ai gruppi sociali, nonché al genere cui appartiene l’individuo. Ciò è visibile, ad esempio, nel differente grado di acquisizione delle capacità linguistiche che caratterizza le diverse classi sociali e nei diversi tratti di personalità (più autoritaria, più tollerante, più deferente, ecc.) che si osservano a seconda dei gruppi di appartenenza. Considerate a livello macrosociale, queste differenze sono in parte spiegabili come manifestazioni del controllo sociale, che si esercita sugli individui aprendo o chiudendo, tramite la socializzazione, le possibilità di sviluppo personale a seconda dei gruppi sociali di appartenenza. In società differenziate come quelle contemporanee, il controllo e la stessa integrazione sociali non sono però mai completi, in ragione della molteplicità sia delle agenzie di socializzazione che dei gruppi e delle associazioni di appartenenza. Ciò rende plurale e contraddittoria l’opera di socializzazione e favorisce l’autonomia cognitiva e motivazionale degli individui.