slavofilismo

Movimento russo del XIX secolo che, in opposizione all’occidentalismo, esaltò i caratteri specifici della cultura, della tradizione e della religiosità slava e particolarmente russa. L’atmosfera culturale romantica, con la valorizzazione dell’idea di nazione e del nazionalismo, favorì la nascita dello slavofilismo e l’esaltazione del misticismo dell’“anima russa”. Uno dei più convinti avversari dell’occidentalismo – che affondava le sue radici nelle riforme di Pietro il Grande (1672-1725) e nel dispotismo illuminato di Caterina II (1729-96) e che aveva conosciuto una crescente diffusione nel XIX secolo – fu Aleksej Stepanovic Chomjakov (1804-1860), che si oppose a ogni filosofia razionalistica per esaltare il misticismo della religione cristiana ortodossa. Questa era, a suo giudizio, superiore al cattolicesimo, il quale aveva realizzato l’unità dei cristiani negando loro la libertà, e al protestantesimo, che in nome della libertà aveva sacrificato l’unità: il cristianesimo ortodosso, religione dell’amore e della comunione dei credenti, realizzava l’unità nella libertà. Altro tema caro agli slavofili (I. Kireevskij, 1806-1856, K.S. Aksakov, 1817-60) era la valorizzazione del pacifismo e della tradizione comunitaria della obscina (organizzazione rurale) russa, entrambi contrapposti al modello di sviluppo dell’Occidente industrializzato, segnato da continue tensioni, guerre ed egoismi di classe. Talvolta, ma non sempre, lo slavofilismo si è intrecciato con i progetti politici del panslavismo. Molti intellettuali russi dell’Ottocento, come Fëdor Dostoevskij (1821-81), furono influenzati dallo slavofilismo, che ebbe un ruolo di un certo rilievo anche in opposizione alla penetrazione del marxismo in Russia. Tracce di slavofilismo si trovano ancora nella cultura russa novecentesca e contemporanea, per esempio nelle opere di Aleksandr Solzenicyn.