sindacalismo rivoluzionario

Movimento fondato sull’idea che ai sindacati spetti una funzione rivoluzionaria in quanto unici veri strumenti dell’emancipazione della classe operaia dallo sfruttamento capitalistico. Nella misura in cui accetta l’idea della lotta di classe e rifiuta la lotta per il potere politico, il sindacalismo rivoluzionario rappresenta una sintesi tra le dottrine di Marx e di Proudhon. Elementi fondamentali della teoria del sindacalismo rivoluzionario sono: la centralità del sindacato sia per il conseguimento di fini pratici immediati che per la trasformazione finale della società; l’impiego di mezzi come il boicottaggio, il sabotaggio, l’azione diretta di massa e lo sciopero (soprattutto lo sciopero generale, massima arma rivoluzionaria); il rifiuto della lotta politica e del parlamentarismo; il riferimento al sindacato anche come modello per l’organizzazione economica e sociale postrivoluzionaria. Nato alla fine dell’Ottocento in Francia dalla fusione dell’esperienza delle Borse del lavoro animate dal sindacalista Fernand Pelloutier con le teorie di Sorel, Georges, il sindacalismo rivoluzionario si diffuse, solo in parte su diretta influenza francese, anche in altri paesi, in particolare in Italia, in Spagna, in Russia e negli Stati Uniti ed ebbe un ruolo di grande rilievo nei dibattiti socialisti dell’età della Seconda Internazionale.