Ario

(Libia, 250 circa, † Costantinopoli 336). Teologo libico. Allievo di Luciano d’Antiochia, fu presbitero ad Alessandria e popolare predicatore. Intorno al 318 le sue dottrine iniziarono a suscitare controversie che si propagarono in tutta l’Asia Minore. La sua tesi che Cristo non fosse coeterno al Dio Padre (arianesimo), fu condannata dal Concilio di Nicea (325) presieduto dall’imperatore Costantino. Esiliato in Illiria, fu riabilitato in un successivo concilio a Tiro (335), mentre il suo maggior oppositore, Atanasio di Alessandria, fu costretto a sua volta all’esilio. Le lotte e le divisioni sulla sua dottrina continuarono a lungo, con alterne vicende che coinvolsero anche la chiesa occidentale dopo la sua morte. Dei suoi scritti restano alcuni frammenti in cui si difende il monoteismo e la trascendenza di Dio, che avrebbe creato il Verbo con un libero atto di volontà.