setta religiosa

In campo religioso per “setta” si intende un’organizzazione che non solo si distingue dalla “chiesa”, ma che si contrappone anche ad essa. Laddove, infatti, la chiesa è un’istituzione consolidata e ufficiale, la setta raggruppa minoranze che si sentono portatrici di una missione rigeneratrice e persino rivoluzionaria, tesa a mantenere integri valori che si ritengono degenerati. Mentre nelle chiese l’istituzionalizzazione comporta la formazione e la selezione di sacerdoti e di ministri del culto aventi il compito di esercitare il governo spirituale e talvolta anche politico della comunità dei credenti secondo una struttura gerarchica, nelle sette si afferma l’idea del sacerdozio universale, della partecipazione comune su base egualitaria di tutti gli “eletti”. Inoltre, mentre la chiesa, in conseguenza della sua istituzionalizzazione, assume il carattere di pilastro dell’ordine sociale e politico, la setta si pone in molti casi contro l’ordine costituito sotto l’impulso di una condanna dell’esistente e di una aspettativa millenaristica di rigenerazione integrale, di cui la setta costituisce l’anticipazione. Rispetto poi all’ortodossia incarnata dalla chiesa, la setta costituisce una tipica espressione di “eterodossia”, che storicamente le chiese ufficiali hanno non solo condannato dal punto di vista dottrinario ma anche represso violentemente, con o senza l’aiuto del potere politico. Le sette hanno fatto la loro comparsa fin dalle origini del cristianesimo. Di esse sono state esempi le sette gnostiche, il montanismo, il donatismo, ecc. Le sette ebbero un grande sviluppo nel medioevo, con i catari, i valdesi, gli hussiti, i taboriti, avendo in comune il richiamo ai valori della spiritualità contro la mondanità, della povertà contro la ricchezza e così rendendosi anche interpreti della protesta sociale. La Riforma protestante, col fare appello al libero esame, al rapporto individuale e diretto con Dio, al sacerdozio universale, diventò matrice di numerose sette che finirono per contrapporsi alle stesse chiese evangeliche, entrando in aspro conflitto con queste. Così fu per gli anabattisti, i fratelli moravi, i mennoniti. La lotta delle sette per i propri diritti di libertà religiosa ha costituito un fattore di primaria importanza nell’affermazione più generale dei diritti di libertà, dei principi del pluralismo e dei valori della tolleranza nel mondo moderno. Un aspetto significativo è il rapporto tra sette protestanti e sviluppo del capitalismo. Nel mondo protestante europeo e americano, lo spirito settario, improntato a un ideale di austerità e di lavoro al tempo stesso, costituì una componente primaria di una concezione competitiva e pluralistica della vita economico-sociale e un impulso al risparmio e alla capitalizzazione. Il fenomeno delle sette ebbe un ampio sviluppo anche nell’ebraismo, nell’islam, nell’induismo e nel buddhismo. Nel mondo ebraico un tipico fenomeno settario fu quello degli zeloti; in quello islamico certe correnti degli sciiti, gli “assassini”, il bahaismo. Una grande importanza il fenomeno settario ha avuto anche in Cina a partire dai “turbanti gialli” (II secolo a.C.) per arrivare alla “triade” ottocentesca fino ai boxer, sette nelle quali l’elemento religioso e spesso anche magico si univa a componenti politiche e persino criminali. Un grande sviluppo nel mondo otto-novecentesco ebbero gli avventisti e i testimoni di Geova.