Sessantotto

Termine con cui si indica un generale movimento internazionale di contestazione giovanile, a base studentesca e operaia, che ebbe il proprio apice in una serie di grandi agitazioni sviluppatesi nel 1968 nelle università, nelle scuole secondarie, nelle fabbriche e nelle piazze specie in Francia, in Italia, in Germania e negli Stati Uniti. Esso ebbe il carattere di una rivolta ideologica, culturale e politico-sociale diretta a “contestare” valori, istituzioni e costumi della società costituita vuoi nella specie occidentale capitalistica vuoi in quella orientale socialista. Il Sessantotto, che assunse anche il carattere di una ribellione generazionale, produsse molteplici tendenze radicali e rivoluzionarie orientate, secondo una forte diversità di indirizzi ideologico-politici, verso la “fuoriuscita” e la “rifondazione” della società stessa. Allo sviluppo del Sessantotto contribuirono in maniera significativa tra la fine degli anni Sessanta e gli inizi dei Settanta negli Stati Uniti le agitazioni diffusesi nei campus universitari contro la guerra del Vietnam e i movimenti di protesta contro la discriminazione razziale; in Francia la lotta contro il gollismo e il processo di modernizzazione economica con i suoi caratteri tecnocratici, culminata nel corso del “maggio francese” nelle grandi ondate di manifestazioni studentesche ed operaie; in Italia il fallimento del riformismo messo in atto dalla DC e dal PSI con i governi di centrosinistra, il disagio causato negli studenti medi e universitari da strutture scolastiche invecchiate e nella classe operaia, soprattutto in quella giovanile recentemente immigrata dal sud nelle città industriali del nord, dalla fine del “miracolo” economico e dalle difficoltà sovente assai gravi di inserimento e di ambientazione. I movimenti europei di contestazione furono influenzati anche da un diffuso terzomondismo antimperialista e antiamericano, dalla rivoluzione culturale cinese e dall’occupazione sovietica della Cecoslovacchia. Tratto comune fu la critica frontale rivolta ai partiti tradizionali della sinistra e ai sindacati, accusati di essersi integrati nel “sistema”. Le bandiere innalzate dai vari movimenti e dalle organizzazioni nate dal Sessantotto e sovente in conflitto tra loro traevano la propria ispirazione da ideologie che, unite nell’opposizione all’ordine esistente, andavano dall’anarchismo al maoismo, al trockijsmo al guevarismo, al collegamento a scuole filosofiche e sociologiche “antisistema” di cui grande esponente fu Herbert Marcuse, teorico dell’opposizione alla “società a una dimensione” prodotta in Occidente come in Oriente da istituzioni repressive ed alienanti. Importanti componenti del sessantottismo divennero correnti aventi quale scopo la “liberazione sessuale”, l’affermazione dei diritti della donna nelle forme anche di un femminismo estremista e l’emancipazione dalla repressione esercitata dalla famiglia tradizionale. Il Sessantotto, rapidamente riassorbito in Francia e in Germania (nella quale però presero vita gruppi clandestini terroristici di estrema sinistra, seppure fortemente isolati nella società), in Italia si trascinò più a lungo che in qualsiasi altro paese, dando luogo a intense e prolungate agitazioni di massa studentesche e operaie. Nel clima generato dal Sessantotto si ebbe il sorgere di una serie di gruppi extraparlamentari di sinistra (gruppi marxisti-leninisti, gruppi maoisti, Avanguardia operaia, Potere operaio, Lotta continua, Brigate rosse, ecc.), alcuni dei quali si diedero infine alla pratica del terrorismo come arma estrema della rivoluzione proletaria, analogamente a gruppi di estrema destra che però all’obiettivo della rivoluzione proletaria opposero quello di un “ordine nuovo” autoritario di tipo fascista.