Scozia

Regione storica e geografica del Regno Unito. Fin dall’epoca preistorica la Scozia fu abitata da popolazioni di origine probabilmente celtica che i romani chiamarono “pitti”. La penetrazione romana nella Britannia settentrionale, iniziata a opera di Agricola intorno all’80 d.C., non riuscì mai nel suo intento di sottomettere stabilmente la regione alla dominazione di Roma, la quale nel corso del IV secolo fu costretta ad abbandonare l’intera Britannia. Il cristianesimo venne introdotto in Scozia nel V secolo da Ninian di Whithorn e dai suoi discepoli. Il vuoto lasciato da Roma creò le condizioni perché nella regione sorgessero quattro regni indipendenti: quello dei pitti, quello degli scoti (tribù venuta dall’Irlanda), quello dei britanni e quello degli angli di Northumbria. Intorno alla metà del IX secolo i pitti, anche per l’esigenza di opporre un fronte comune alla penetrazione dei norvegesi, cedettero agli scoti, formando con questi il regno di Scotland, sotto la guida di Kenneth Mac Alpin. Agli inizi dell’XI secolo gli scoti – che nel X secolo avevano dovuto sostenere ripetute guerre con i vichinghi, gli anglosassoni del sud e il regno di Northumbria – ottenuta una vittoria decisiva contro quest’ultimo, sotto il regno di Malcom II estesero il loro dominio su quasi tutta la Scozia. Tra l’XI e il XII secolo una demarcazione politica e sociale di grande importanza andò delineandosi sempre più nettamente tra la parte settentrionale (le Highlands) e la zona sudorientale (le Lowlands), in quanto la prima mantenne il sistema dei clan, fondato sul comunitarismo e sui legami di sangue, laddove l’altra, che aveva risentito più profondamente dell’influenza inglese, vide l’introduzione del sistema feudale. Dopo la morte di Alessandro III nel 1286 in Scozia si aprì una crisi legata al problema della successione, che spianò la strada all’ambizione di Edoardo I di Inghilterra di unire le due corone. Gli scozzesi reagirono alla minaccia inglese stringendo alleanza con la Francia di Filippo IV, così inaugurando una linea politica di importanza fondamentale per il futuro del loro paese. Contro la dominazione inglese gli scozzesi si ribellarono prima guidati da William Wallace, che nel 1305 venne giustiziato, e poi da Roberto I Bruce, che, artefice della riscossa, dopo essere stato incoronato re di Scozia nel 1306, sconfisse Edoardo II di Inghilterra a Bannockburn nel 1314. Nel 1328 Edoardo III fu indotto a riconoscere l’indipendenza della Scozia. Il che non volle però dire che si aprisse un’era di stabilità, poiché divamparono le lotte interne tra i nobili e non vennero meno le ambizioni inglesi. L’ascesa al trono di Roberto II (1371-90) diede inizio alla casa Stuart come casa regnante. Un energico tentativo di ristabilire l’ordine e l’unità del paese venne intrapreso da Giacomo I tra il 1424 e il 1437. Ma in quest’ultimo anno egli venne assassinato, così che con i suoi successori si ebbe un nuovo periodo di disordine. Giacomo IV (1488-1513) intraprese un’ardita politica, che però andò incontro a un grave scacco. Dapprima egli sposò Margaret Tudor, figlia di Enrico VII di Inghilterra, nella speranza di migliorare i rapporti col potente vicino; caduta questa speranza, con l’alleanza della Francia tentò la carta della vittoria militare, ma venne duramente sconfitto e ucciso nel 1513 nella battaglia di Flodden Field. Giacomo V (1513-42) rinsaldò l’alleanza con la Francia, sposando Maria di Guisa, che divenne reggente dopo la morte del marito. In quel periodo fu introdotta la Riforma protestante in Scozia, dove si diffuse il calvinismo nella forma presbiteriana, così da dar vita alla chiesa di Scozia, a opera soprattutto di John Knox. La Scozia si divise tra cattolici filofrancesi – che trovarono il loro punto di appoggio nella reggente e poi in sua figlia Maria Stuart, andata sposa al delfino di Francia poi re Francesco II – e protestanti filoinglesi. Il ritorno in Scozia nel 1561 della sposa del re francese, morto nel 1560, per assumere la corona scozzese riaccese il conflitto. Maria Stuart perse tuttavia la partita con i protestanti appoggiati da Elisabetta I d’Inghilterra. Nel 1567 fu costretta ad abdicare e infine, prigioniera di Elisabetta, fu mandata a morte nel 1587. Suo figlio, educato nella religione protestante, riuscì a ridare un periodo di tranquillità al paese. Egli ascese al trono di Scozia come Giacomo VI e poi, nel 1603, morta Elisabetta, a quello di Inghilterra come Giacomo I. Una nuova grave crisi scoppiò a causa del tentativo compiuto dal sovrano inglese Carlo I, sostenuto dall’arcivescovo W. Laud, di assorbire nell’anglicanesimo la chiesa di Scozia. Il paese si trovò direttamente coinvolto nelle guerre civili inglesi. Dopo aver in un primo tempo combattuto aspramente Carlo I, di fronte all’emergere della potenza di Cromwell, gli scozzesi cambiarono fronte e, quando il re nel 1649 venne giustiziato, riconobbero come sovrano il figlio di lui Carlo II. In seguito alle ripetute sconfitte militari degli scozzesi nel 1650-51, la Scozia venne forzatamente unita da Cromwell all’Inghilterra. La restaurazione indusse Carlo II nel 1660 a separare nuovamente la corona scozzese da quella inglese, pur unite nella persona del sovrano. Se non che la politica di persecuzione dei presbiteriani messa in atto dal cattolico Giacomo VII (Giacomo II di Inghilterra), salito al trono nel 1685, indusse i protestanti scozzesi a sostenere in maggioranza, contro la minoranza dei “giacobiti” rimasti fedeli agli Stuart, l’ascesa al trono di Guglielmo III d’Orange in seguito alla “Gloriosa Rivoluzione” del 1688-89. La dura repressione messa in atto contro i giacobiti e una politica economica che danneggiava fortemente gli interessi scozzesi alimentarono nuovi profondi contrasti. Il che fece maturare nella corona inglese la volontà di unire in una sola monarchia e in un solo parlamento Scozia e Inghilterra. L’unione fu realizzata nel 1707. Ripetuti tentativi di insurrezione dei giacobiti nel 1715 e nel 1745-46 finirono nel fallimento e nella repressione. Dagli inizi del XVIII secolo la storia scozzese fu integrata in quella britannica dominata dagli inglesi (Gran Bretagna). A partire dagli anni Settanta del XX secolo sorsero nuovi movimenti nazionalistici, tra cui il Partito nazionalista scozzese (SNP), aventi come obiettivo di ottenere l’autonomia della regione e un parlamento scozzese. Le richieste degli autonomisti trovarono la netta opposizione dei conservatori e per contro udienza presso i laburisti. Nel 1997 il governo laburista di Tony Blair promosse un referendum popolare, vinto a stragrande maggioranza dagli autonomisti, che ha aperto le porte alla costituzione di una Scozia autonoma con un proprio parlamento, che fu inaugurato da Elisabetta II il 1° luglio 1999 e presieduto per la prima volta dal laburista Donald Dewar. IIn occasione delle elezioni del 2007, che registrarono la storica affermazione del Partito nazionale scozzese (SNP), divenne primo ministro Alex Salmond, il quale, riconfermato nelle elezioni del 2011, avanzò con forza l’ipotesi di un referendum sull’indipendenza della Scozia da svolgersi entro il 2015.