Schopenhauer, Arthur

(Danzica 1788, † Francoforte sul Meno 1860). Filosofo tedesco. Opere principali: Il mondo come volontà e rappresentazione (1819), Sulla volontà della natura (1836), Parerga e paralipomena (1851). Fiero avversario dell’idealismo hegeliano, che accusò di ingiustificato ottimismo, e attento lettore delle Upanisad indiane, elaborò una metafisica della volontà di impronta pessimistica e irrazionalistica. Vide l’essenza universale della natura in una cieca e inestinguibile volontà, che nell’uomo si presenta sotto forma di impulsi, bisogni e desideri. Di qui l’universale lotta di tutti contro tutti e l’inappagamento continuo della vita che oscilla, come un pendolo, tra il dolore e la noia. Solo l’arte, la vita morale e, soprattutto, l’ascetismo aiutano l’uomo a liberarsi dalla volontà e a raggiungere la pace. In un mondo di egoismi in conflitto, Schopenhauer assegnò allo stato il compito di garantire la giustizia, impedendo di usare la libertà individuale a danno di altri. Antistoricista e pessimista nei confronti degli ideali del progresso, criticò i moti rivoluzionari del 1848. Il suo pensiero esercitò duratura influenza sulla successiva cultura ottocentesca e novecentesca, in ambito letterario (Tolstoj, Maupassant, Kafka), scientifico (Freud) e filosofico (Horkheimer e la scuola di Francoforte).