Sartre, Jean Paul

(Parigi 1905, † ivi 1980). Filosofo, letterato e drammaturgo francese. Massimo esponente francese dell’esistenzialismo, nel 1964 rifiutò per motivi ideologici il premio Nobel, del quale era stato insignito. Dopo alcuni studi di psicologia (L’immaginario, 1940), affrontati con metodo fenomenologico mutuato da Husserl, elaborò una propria ontologia fenomenologica, fondata sulla contrapposizione tra l’assoluta libertà della coscienza (l’“Essere-per-sé”) e l’insensata aridità del mondo dei fatti (l’“Essere-in-sé”). Da questo impianto nacquero alcune tra le opere più celebri, come il romanzo La nausea (1938) e il capolavoro filosofico L’essere e il nulla (1943). Il suo esistenzialismo ebbe carattere essenzialmente tragico, particolarmente sensibile ai sentimenti angosciosi che scaturiscono dalla libertà senza un Dio cui aggrapparsi (la libertà come “condanna”) e dalla responsabilità assoluta delle proprie scelte. Sartre criticò severamente l’ipocrisia e la malafede con cui la “sudicia” borghesia cerca di eludere le proprie responsabilità. Nelle prime opere affermò pessimisticamente l’equivalente insensatezza di qualsiasi scelta esistenziale (“l’uomo è una passione inutile”). In seguito fu convinto dall’esperienza della seconda guerra mondiale e dalla partecipazione alla Resistenza ad allargare gli orizzonti del proprio esistenzialismo, aprendolo alla tematica dell’impegno politico e iniziando un fecondo dialogo col marxismo (L’esistenzialismo è un umanismo, 1946). Fondò così la rivista “Les temps moderns” (1945), impegnata sui grandi temi sociali e politici del periodo, e il Rassemblement Démocratique Révolutionnaire, che ebbe breve vita (1948-49). Successivamente dialogò, sempre da posizioni di indipendenza, con il Partito comunista francese e per qualche tempo riconobbe una funzione storica positiva all’URSS. Si avvicinò progressivamente a un marxismo depurato da ogni scolasticismo e dal dogmatismo stalinista dei partiti comunisti. Nella Critica della ragione dialettica (1960) integrò la dialettica marxista con un’antropologia di derivazione esistenzialistica, non più individualistica, bensì incentrata sull’esigenza di liberare il soggetto dalle realtà sociali alienate (“pratico-inerti”) mediante la “praxis” collettiva. Molto sensibile ai problemi del Terzo Mondo e alle lotte di liberazione antimperialistica, negli anni Cinquanta prese posizione contro la “sporca guerra” condotta dalla Francia in Algeria. Dopo la primavera di Praga e l’invasione sovietica della Cecoslovacchia ruppe definitivamente col PCF e con l’URSS; per qualche anno simpatizzò per l’estrema sinistra maoista, ma negli ultimi anni di vita si allontanò dal marxismo, recuperando una generica etica della solidarietà.