São Tomé e Príncipe

Stato attuale dell’Africa centrale. L’arcipelago, che si affaccia sul golfo di Guinea, fu scoperto da João de Sántarem e Pêdro Escobar fra il 1470 e il 1471. Sino ad allora disabitate, le due isole vennero colonizzate da deportati al confino sin dal 1493. Divenuta colonia del Portogallo nel 1522, i suoi abitanti vi introdussero, insieme alla coltura della canna da zucchero (e del cacao dalla fine del XIX secolo), lo schiavismo, provocando rivolte in particolare nella seconda metà del XVI secolo. Temporaneamente occupate dagli olandesi tra il 1641 e il 1644, tornarono poi ai portoghesi; le rivolte interne si sopirono solo dopo l’abolizione della schiavitù nel 1876, sebbene ancora negli anni Cinquanta del Novecento fossero molto accentuate le agitazioni della manodopera delle piantagioni. L’arcipelago divenne nel 1951 provincia portoghese d’oltremare e, dopo l’inizio della lotta per l’indipendenza negli anni Sessanta, raggiunse la piena autonomia nel 1973, grazie soprattutto all’opera di Miguel Trovoada. Ottenne quindi l’indipendenza il 12 luglio 1975, all’indomani della caduta del regime di Salazar in Portogallo. Nel nuovo stato, il Movimento di liberazione di São Tomé e Príncipe (MLSTP) – protagonista della lotta contro il dominio coloniale – procedette alla totale nazionalizzazione delle piantagioni e all’instaurazione di un regime a partito unico. Fu eletto presidente Manuel Pinto da Costa, segretario generale del partito, mentre divenne primo ministro Miguel Trovoada, che fu però destituito nel 1978, arrestato l’anno successivo e poi costretto all’esilio. Dal 1984 si riallacciarono i legami con il Portogallo, dopo che negli anni precedenti si era assistito a un consistente esodo dei coloni. La liberalizzazione interna ebbe inizio nel 1990 con l’introduzione del multipartitismo. Le elezioni del gennaio 1991 segnarono la sconfitta politica di Pinto da Costa, che non si presentò più alle presidenziali del marzo 1991, quando fu eletto Miguel Trovoada, poi riconfermato, dopo un colpo di Stato militare, nel 1996. Alle presidenziali del 2001 si impose il conservatore Fradique de Menezes dell’Azione Indipendente Democratica (ADI), mentre alle politiche del 2002 si riconfermò il MLSTP che formò un governo guidato da Maria das Neves Ceita Baptista de Sousa. La contrapposizione tra il presidente e il parlamento degenerò sino a quando, l’anno successivo, de Menezes fu deposto da un nuovo colpo di Stato. Grazie al successo dei negoziati internazionali, de Menezes fu rimesso in carica dopo pochi mesi e, alla guida del suo nuovo partito, Il Movimento democratico delle forze del cambiamento, fondato nel 2001 all’indomani di una scissione dall’ADI, vinse le elezioni presidenziali del 2006. Impossibilitato a candidarsi per un terzo mandato consecutivo, nelle successive elezioni presidenziali del 2011, de Menezes fu sostituito da Pinto da Costa.