sanità

Insieme delle strutture e attività finalizzate alla promozione, al mantenimento e al recupero del benessere fisico e psichico della popolazione. Solo a partire dall’epoca del dispotismo illuminato e dalla Rivoluzione francese l’assistenza sanitaria fu sentita come un dovere dello stato; in precedenza gli interventi nel settore erano concepiti in prospettiva caritativa e assistenziale. Nell’antichità le uniche strutture di cura erano legate ai santuari degli dei protettori della salute. La chiesa cristiana ebbe un ruolo fondamentale nel settore sanitario in età tardoantica e medievale. Alle sue strutture si rivolsero anche i sovrani, come Giustiniano, attenti al problema della salute pubblica. Il mondo islamico, con le decime dei fedeli, finanziò l’apertura di ospedali nelle principali città dell’impero. Nell’Europa medievale e moderna sovrani, comuni, ordini e confraternite religiose attivarono singole strutture, senza un piano complessivo che soddisfacesse i bisogni della generalità della popolazione. La preparazione degli operatori migliorò con la nascita delle facoltà universitarie di medicina, di cui la prima fu la scuola di Salerno (XI secolo). Emergenze sanitarie come la grande pestilenza del 1348 imposero all’attenzione delle autorità i problemi della prevenzione e della disinfezione. Il passaggio della direzione degli ospedali alle autorità laiche avvenne progressivamente in età moderna, a partire dai paesi riformati (Enrico VIII) e assolutistici (Luigi XIV). La prevenzione, aspetto centrale di una corretta politica sanitaria, si limitò per secoli all’isolamento dei malati reali o potenziali, nei lebbrosari e lazzaretti o mediante le quarantene. Una svolta si ebbe nell’età del dispotismo illuminato. Nacque l’istituzione dei medici condotti e, a partire dalla fine del XVIII secolo, iniziò la diffusione dei vaccini (contro il vaiolo, Jenner, 1796). Furono così debellate malattie prima mortali, come vaiolo, difterite, tetano. La rivoluzione industriale creò un nuovo problema sanitario, con il preoccupante aumento del tasso di mortalità nelle città industriali e la diffusione di malattie “professionali”. Nel XIX secolo la medicina fece notevoli progressi, sia nel campo della prevenzione, sia in quello della cura. I governi compresero che i costi delle cure sono maggiori di quelli della prevenzione e si attivarono nella direzione della profilassi delle malattie. Sorsero così, a partire dalla Gran Bretagna e poi dalla Germania bismarckiana, le prime leggi di tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori. Nel 1852 iniziarono le convenzioni internazionali per la prevenzione delle malattie epidemiche. Durante le guerre mondiali un importante contributo alla cura della salute pubblica fu offerto dalla Croce Rossa Internazionale. Solo nel secondo dopoguerra, con l’affermazione dello stato sociale, la politica sanitaria degli stati si attrezzò per garantire sistematicamente la salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (art. 32 della Costituzione italiana). Molti stati offrirono gratuitamente le proprie cure a tutti i cittadini in strutture pubbliche a ciò predisposte. La politica della prevenzione venne intensificata, con il controllo sempre più sistematico dell’ambiente naturale, degli impianti industriali, della salute sul lavoro (anche in seguito ad accese rivendicazioni sindacali), dei prodotti di consumo (alimentari, giochi per l’infanzia, ecc.). Si iniziò a promuovere l’educazione sanitaria e la cultura della diagnosi precoce. Fu incrementata la capacità di cura e recupero delle malattie e disabilità da parte delle strutture ospedaliere e sanitarie. In Italia, il trasferimento alle regioni dell’assistenza sanitaria, previsto dalla Costituzione, venne realizzata nel 1972, dopo la loro tardiva istituzione. La riforma del 1978, istitutiva del servizio sanitario nazionale, suddivise l’attribuzione di poteri tra lo stato, con funzioni di indirizzo, le regioni e le Unità Sanitarie Locali (USL, rivolte a comprensori con popolazione tra i 50.000 e i 200.000 abitanti). Ultimamente la crisi dello stato sociale ha in genere ridotto la gratuità delle prestazioni mediche e sanitarie. In Italia i presidi ospedalieri hanno a loro volta assunto il profilo di “aziende” gestite secondo criteri imprenditoriali, seppure con la sovvenzione dello stato. A livello mondiale, compiti di promozione e tutela della salute, soprattutto nei paesi più poveri, ha l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, o WHO: World Health Organization), con sede a Ginevra, istituito come organo dell’ONU nel 1946.