sanfedismo

Termine usato per la prima volta nel 1799 per indicare il movimento di protesta popolare scoppiato nella repubblica partenopea al fine di restaurare i Borbone e la “santa fè” contro i francesi materialisti e anticlericali. Si trattò di un moto inizialmente spontaneo, provocato dall’istintiva diffidenza dei contadini nei confronti degli stranieri francesi. Alle plebi rurali si unirono i “lazzaroni” (pezzenti) delle città e spezzoni della criminalità locale, come il noto bandito Fra’ Diavolo. Il movimento trovò una guida nel cardinale Fabrizio Ruffo, che, partendo dalla Calabria, condusse l’“armata cristiana e reale” alla riconquista delle regioni continentali del Mezzogiorno d’Italia e, infine, della capitale Napoli (23 giugno). Nello stesso anno anche in altre regioni italiane (Piemonte e Toscana) si ebbero “insorgenze” sanfediste antifrancesi. Tali moti di protesta, caratterizzati dall’ignoranza fanatica e dalla brutalità saccheggiatrice, furono l’espressione del malcontento delle masse rurali, i cui problemi non erano capiti, né seriamente affrontati, dalla borghesia giacobina delle città. Nell’età della Restaurazione furono chiamate sanfediste le società segrete reazionarie operanti nel regno delle Due Sicilie e nello stato pontificio. Successivamente, il termine “sanfedismo” ampliò il proprio significato, fino a comprendere ogni forma di opposizione violenta e populistica al progresso sociopolitico in nome del fanatismo religioso.