sanculotti

Erano così chiamati durante la Rivoluzione francese i popolani parigini, che non indossavano il calzone corto (la culotte) dei borghesi e dei nobili, ma il pantalon. La loro composizione sociale era eterogenea e comprendeva la piccola borghesia degli artigiani e dei commercianti al minuto, i salariati e il folto sottoproletariato parigino. Ciò che univa questo composito blocco sociale erano alcune richieste di politica economica, come il calmiere sui prezzi dei beni di prima necessità e un forte controllo dello stato sull’economia, per evitare gli accaparramenti, il mercato nero e l’aumento dei prezzi. I sanculotti furono spesso protagonisti degli eventi più propriamente politici della Rivoluzione francese, dalla presa della Bastiglia, alle lotte contro i controrivoluzionari e costituirono una forza di stimolo in direzione della democrazia diretta e dell’egualitarismo. Essi crearono un esercito popolare, che ebbe un ruolo notevole nella difesa della rivoluzione. I loro rapporti con i rappresentanti della nazione nelle assemblee che si succedettero in quegli anni (Assemblea costituente, Assemblea legislativa, Convenzione nazionale), furono estremamente complessi. Da sempre vicini al gruppo degli arrabbiati, che si erano fatti interpreti delle loro istanze, proponendo radicali trasformazioni sociali (oltre a una totale scristianizzazione della Francia), riuscirono a ottenere dal governo rivoluzionario varie concessioni alle loro richieste, come il calmiere sui prezzi e la creazione del tribunale rivoluzionario. Ma quando la Convenzione decretò il “maximum” dei salari e il divieto di sciopero, queste misure scontentarono la componente salariata del movimento e, insieme alla caduta degli arrabbiati, contribuirono a far perdere ai robespierristi il favore dei sanculotti, che assistettero senza reagire agli eventi di termidoro. La caduta della dittatura montagnarda nel 1794 fu però un colpo decisivo per il movimento sanculotto che, dopo un tentativo di rivolta nel 1795, uscì dalla scena politica.