Arendt, Hannah

(Hannover 1906, † New York 1975). Filosofa e scienziata della politica tedesca. Di origine ebraica, all’avvento del nazismo in Germania emigrò dapprima in Francia (1933), poi negli Stati Uniti (1940), dove trascorse il resto della vita. Contribuì al pensiero novecentesco soprattutto con l’analisi del concetto e delle origini storiche del moderno totalitarismo (Le origini del totalitarismo, 1951) e con la riflessione sulla natura della politica (Vita activa, 1958). Vide nel totalitarismo novecentesco un fenomeno nuovo rispetto ai regimi autoritari del passato, dai quali si distingue per l’annientamento sistematico dell’individuo, ottenuto con un misto di manipolazione delle coscienze (grazie ai moderni mezzi di comunicazione di massa) e di repressione terroristica del dissenso. Individuò la causa profonda dei totalitarismi nella carenza di partecipazione politica tipica della società moderna e il quadro storico di riferimento nel tramonto degli stati nazionali e nell’avvento dell’età dell’imperialismo, con la diffusione delle ideologie razziste e antisemitiche. Identificò nella partecipazione comune alla vita pubblica la vera dimensione della politica, compresa e praticata solo nelle antiche poleis greche, ma abbandonata e tradita nelle epoche storiche successive. Vide nella partecipazione la realizzazione della modalità esistenziale dell’essere-con-gli-altri, indicata, sulla scia di Heidegger, come costitutiva dell’essere umano. Rifletté anche sulle conseguenze negative delle grandi rivoluzioni moderne, come quelle americana e francese del XVIII secolo (Sulla rivoluzione, 1963), le quali portarono al trionfo dello stato e alla società totalmente amministrata invece che all’incremento della libertà. Si soffermò in più opere sull’ebraismo – Rahel Varnhagen (1958), La banalità del male (1963), Ebraismo e modernità (1978, postumo) – notando in esso (come peraltro nell’uomo moderno in generale) la tendenza a oscillare dialetticamente tra la fusione nella società e la fuga nella dimensione privata e interiore. Negli ultimi anni rivalutò i valori della vita contemplativa (La vita della mente, 1978, postumo, Lezioni sulla filosofia politica di Kant, 1982, postumo) a causa dell’impossibilità di recuperare l’autentica dimensione politica nella moderna società di massa.