russo-afghana, guerra

Ebbe inizio il 27 dicembre 1979, quando l’URSS invase l’Afghanistan nel tentativo di porre fine a un periodo di ribellioni e colpi di stato che minacciavano la sua influenza in quel paese. Nel giro di pochi mesi circa 120.000 soldati sovietici vennero coinvolti in una guerra d’attrito con i ribelli musulmani. L’occupazione sovietica si protrasse per dieci anni con costi umani e materiali sempre maggiori per l’URSS, la cui scarsa conoscenza della regione fu causa di gravi errori tattico-strategici: dall’utilizzo di materiale bellico pesante inadatto al terreno accidentato, all’impiego di uomini arruolati in zone limitrofe all’Afghanistan e quindi propensi a fraternizzare con la gente del luogo e a disertare. L’Assemblea generale dell’ONU chiese il ritiro immediato delle truppe d’occupazione e, in segno di protesta, ottanta paesi non presero parte, nel 1980, alle Olimpiadi di Mosca. La morte del leader sovietico Leonid Breznev, nell’agosto 1983, consentì l’avvio di una revisione della politica sovietica in Afghanistan che culminò nella decisione di Michail Gorbacëv di procedere al graduale ritiro dei contingenti, che fu ultimato il 15 febbraio 1989.