arconte

Carica conferita nell’antica Atene ai magistrati supremi. Fu istituita probabilmente durante la fase della repubblica aristocratica come carica vitalizia trasmessa dapprima a uno poi a sette arconti. La durata della carica fu in seguito limitata a un periodo di dieci anni e fu permesso agli eupatridi di poter accedere all’incarico. In età classica fu vietata la rielezione. La figura dell’arconte emerse per il progressivo venir meno della figura del re (basileus), in un contesto di ampliamento delle funzioni dello stato. La carica, in origine individuale, fu attribuita a magistrati con funzioni diverse sino alla costituzione del collegio dei “nove arconti” rieletti annualmente. Gli arconti si incaricarono dapprima dell’amministrazione dello stato nel suo complesso, ma già in epoca classica le loro funzioni furono limitate all’esercizio della giustizia: dovettero allora dirimere le dispute sulle eredità e le liti familiari oltre a organizzare le celebrazioni religiose. A capo del collegio era posto l’arconte eponimo (il titolo si trova tuttavia solo in fonti tarde), che ne presiedeva le sedute e aveva la propria sede nell’agorà con l’incarico di dare un nome all’anno, garantire ai cittadini la fruizione delle loro proprietà, proteggere gli orfani, presiedere alle separazioni dei coniugi. All’arconte re o basileus, con sede vicino al pritaneo, era affidato l’incarico di presiedere il consiglio dell’areopago e di giudicare gli assassini e gli atti sacrileghi. L’arconte polemarco, originariamente preposto alla guida delle milizie, ebbe poi la funzione di giudice dei meteci e degli stranieri (oltre a quella di organizzare i funerali pubblici) e per tale motivo ebbe la propria sede istituzionale al di fuori delle mura della città, presso il Liceo. Gli altri sei arconti, detti tesmoteti, in quanto “guardiani delle leggi”, venivano scelti a sorte fra le dieci tribù (con l’esclusione a turno di una di esse) e avevano come sede istituzionale il tesmotesio: il loro compito fondamentale era quello di fissare le norme di applicazione delle leggi. Dal 487 a.C., con la riforma di Clistene, la designazione degli arconti fu affidata al sorteggio, ciò che determinò un progressivo indebolimento di questa carica.