rivoluzioni del 1848

  1. Le origini
  2. La diffusione dei moti
  3. La reazione
  4. Le conseguenze
1. Le origini

I moti rivoluzionari che nel 1848-49 sconvolsero la Francia, l’Europa centrale e l’Italia furono prodotti da cause di natura prevalentemente politica, congiunte agli effetti della grande crisi economica del 1846-47. All’origine delle rivoluzioni vi furono le aspirazioni liberali e nazionali della borghesia, che il sistema nato dalla Restaurazione del 1815, benché intaccato dagli eventi del 1830-31, continuava a soffocare. Le varie borghesie nazionali perseguivano un duplice obiettivo: la trasformazione dei regimi assolutistici in monarchie costituzionali, e la creazione di stati fondati sul principio delle nazionalità, vuoi in senso unitario (Italia, Germania), vuoi in base al principio dell’autonomia all’interno di un sistema federalistico (le nazionalità dell’impero asburgico).

Top

2. La diffusione dei moti

I moti iniziarono in Italia in gennaio. Nel regno delle Due Sicilie il re Ferdinando II di Borbone fu costretto a concedere (29 gennaio) una costituzione sul modello di quella francese del 1830; seguirono la Toscana e il Piemonte, dove il re Carlo Alberto concesse (8 febbraio) uno Statuto che gli diede grande popolarità tra i liberali, e lo stato pontificio (14 marzo). L’insurrezione di Parigi, il 22 febbraio, ebbe ripercussioni molto maggiori in Europa. I moti parigini ebbero radici economiche e soprattutto politiche: la richiesta di una riforma elettorale che abbassasse il censo necessario per accedere al diritto di voto. La sollevazione di studenti, operai e borghesi della guardia nazionale spinse il re Luigi Filippo ad abdicare; la Camera fu sciolta e fu proclamata la repubblica (24 febbraio). All’inizio di marzo scoppiarono tumulti nella Germania sud-occidentale, in Ungheria e in Boemia. Il 13 marzo la rivoluzione a Vienna provocò la caduta di Metternich, e il 25 aprile l’imperatore Ferdinando I concesse una costituzione, la libertà di stampa e la formazione di una guardia nazionale borghese. Ungheresi, cechi e croati videro riconosciuta la propria autonomia. La notizia della caduta di Metternich provocò la rivolta antiaustriaca nell’Italia del nord: Milano e Venezia insorsero (18-22 marzo), e Carlo Alberto dichiarò guerra all’Austria (prima guerra di indipendenza). Contemporaneamente, lo scoppio della rivoluzione a Berlino costrinse Federico Guglielmo IV a concedere una costituzione e la libertà di stampa, a formare un ministero liberale e convocare un parlamento eletto a suffragio universale, e a sostenere la causa dell’unità tedesca; anche la Baviera divenne una monarchia costituzionale con l’abdicazione del re Luigi I (20 marzo). Lo stretto intreccio tra liberalismo e questione nazionale in Germania fu simboleggiato dalla convocazione, il 18 maggio a Francoforte a opera di esponenti liberali, di un’Assemblea Nazionale costituente che proclamò un reggente e un governo pantedesco. Il 15 maggio una nuova sollevazione a Vienna costrinse alla fuga l’imperatore e convocò un’Assemblea costituente eletta a suffragio universale.

Top

3. La reazione

L’apparente successo del liberalismo ebbe tuttavia breve durata. In Francia la vittoria delle forze moderate nelle elezioni a suffragio universale del 23 aprile, la crisi economica e l’aumento della disoccupazione suscitarono in giugno la grande insurrezione operaia di Parigi, che assunse il carattere di uno scontro di classe tra operai e borghesi e che, repressa nel sangue dal generale Cavaignac, aprì la strada all’involuzione reazionaria della repubblica, di cui divenne presidente Luigi Bonaparte, il futuro Napoleone III. In Italia Carlo Alberto fu sconfitto (luglio-agosto) dagli austriaci guidati dal maresciallo Radetzky, cui restituì il Lombardo-Veneto. In Boemia e Ungheria fu ripristinata militarmente l’autorità degli Asburgo (giugno-settembre). Nell’ottobre scoppiò a Vienna una terza insurrezione, schiacciata dal generale Windischgrätz; il primo ministro Schwarzenberg ripristinò l’autorità del nuovo imperatore Francesco Giuseppe. Incoraggiato dagli eventi austriaci, anche Federico Guglielmo IV mosse contro il liberalismo in Prussia: il 5 dicembre sciolse l’Assemblea costituente, e concesse una costituzione solo formalmente liberale. Il 1849 vide gli ultimi sussulti rivoluzionari soprattutto in Italia, con la proclamazione della repubblica romana e la fuga di Pio IX (9 febbraio), e un nuovo infelice tentativo antiaustriaco di Carlo Alberto (sconfitto a Novara il 23 marzo); in Ungheria, dove Kossuth oppose una fiera resistenza alle forze austriache (aprile-maggio); e in Germania, dove il rifiuto da parte di Federico Guglielmo IV della corona imperiale offertagli dal parlamento di Francoforte (27 aprile) provocò tentativi insurrezionali in Sassonia, nel Palatinato e nel Baden, facilmente repressi. Il crollo della repubblica romana a opera dell’esercito francese (luglio), la definitiva sconfitta ungherese e la riconquista di Venezia da parte degli austriaci (agosto) sancirono la fine del biennio rivoluzionario.

Top

4. Le conseguenze

Il fallimento di tutti i tentativi rivoluzionari significò soprattutto il tramonto del liberalismo politico come ideologia dominante nei movimenti riformatori dal 1815 in poi. In Italia e in Germania esso fu posto in secondo piano dalla questione dell’unità nazionale, che si sarebbe realizzata con la politica di potenza di stati centralizzati, autoritari e militaristi rispettivamente nel 1861 e nel 1871; in Francia fu abbandonato dalla borghesia, spaventata dall’ascesa del movimento operaio e della democrazia sociale. La stessa classe operaia lo abbandonò di fronte all’uso strumentale che la borghesia faceva delle libertà politiche (come emerse in modo particolarmente evidente nell’impiego a fini conservatori del suffragio universale). Inoltre si rafforzò il potere politico e sociale delle forze tradizionali, l’aristocrazia e la chiesa, ora appoggiate anche dalla borghesia liberale moderata, e iniziò a delinearsi il contrasto tra le città, economicamente e politicamente progredite, e le campagne, la cui arretratezza venne sfruttata dalle forze conservatrici per reprimere i moti. Tutti questi mutamenti ebbero notevoli ripercussioni sulla storia politica e sociale della seconda metà dell’Ottocento. [Lorenzo Riberi]

Top