archeolitico

L’introduzione di questo termine pare opportuna dopo l’acquisizione di un quadro cronologico della preistoria più antica, grazie soprattutto all’approfondimento delle ricerche stratigrafiche nell’Africa orientale e all’adozione di metodi di cronologia assoluta. Si è così constatato che la comparsa dell’uomo risale a più di 2 milioni di anni dal presente, mentre le più antiche industrie europee, tradizionalmente riferite al paleolitico inferiore, non vanno oltre 1 milione di anni. Perciò alcuni autori attribuiscono al paleolitico inferiore soltanto i ritrovamenti datati al pleistocene medio (quaternario), e riferiscono a un’altra età i ritrovamenti datati alla fine del pliocene e al pleistocene inferiore. Secondo questa accezione, l’archeolitico abbraccia la documentazione archeologica più antica, dalla comparsa delle prime industrie olduvaiane fino all’inizio del pleistocene medio (attorno a 700.000 anni dal presente), associata ai resti scheletrici di Homo habilis e degli esemplari più antichi di Homo erectus. La distribuzione spaziale dei ritrovamenti, limitata all’Africa orientale per quelli più antichi, si estende progressivamente alle regioni temperate dell’Africa, dell’Asia e dell’Europa: questo processo di diffusione dell’uomo si realizza entro un intervallo di centinaia di migliaia di anni. Il modello diffusionista è contraddetto di tanto in tanto da scoperte di resti scheletrici di ominidi o di industrie litiche la cui età si aggirerebbe attorno a 2 milioni di anni, fatte in Asia o in Europa; finora però queste segnalazioni si sono rivelate incerte circa l’età dei reperti o addirittura inconsistenti. L’olduvaiano, così chiamato dal nome del celebre giacimento di Olduvai (Tanzania), comprende strumenti su ciottolo (choppers e chopping-tools, elaborati in modo da ricavare un margine tagliente; poliedri, ricavati mediante stacchi multidirezionali) e su scheggia (grattatoi, raschiatoi, denticolati, ecc.). Esso copre un intervallo cronologico superiore a 1 milione di anni, nel corso del quale l’olduvaiano evolve verso l’acheuleano. In vari giacimenti africani si può riconoscere una fase evoluta, caratterizzata dalla presenza di protobifacciali, e quindi il passaggio all’acheuleano. Il limite tra i due complessi si colloca attorno a 1 milione-700.000 anni. I siti olduvaiani si trovavano in paesaggi differenti (steppa arborata tropicale, savana arborata, prateria montana) ed erano collocati prevalentemente in riva ai laghi o nelle radure delle foreste riparie, lungo i corsi d’acqua. In alcuni siti sono venute in luce strutture d’abitato costituite da pavimentazioni formate da pietre di riporto; i resti di pasto sono rappresentati da ossa di mammiferi legati ad ambienti aridi e aperti di savana. [Alberto Broglio]