repubblica

  1. Definizione storico-teorica
  2. Tipologia repubblicana
1. Definizione storico-teorica

Dal latino res publica (“cosa pubblica”), questo termine-concetto di fondamentale importanza per la storia e la scienza politica è ancor oggi discusso sul piano scientifico, benché a prima vista di immediata comprensione ed evidenza. Il suo significato varia considerevolmente secondo che lo si assuma in riferimento all’antichità e al medioevo (durante i quali spesso il termine veniva usato come sinonimo di stato) oppure all’età moderna e contemporanea. In prima approssimazione la repubblica costituisce in generale una forma di stato nella quale il potere non è concentrato nelle mani di una sola persona, ma risiede in tutto il popolo o, quanto meno, in una porzione di esso. È questa la definizione classica, già formulata da Montesquieu ne Lo spirito delle leggi (1748): “Il governo repubblicano è quello nel quale il popolo tutto, o almeno una parte di esso, detiene il potere supremo”. Nel primo caso si tratterà di una repubblica democratica o popolare, nel secondo di una repubblica aristocratica od oligarchica. Una tale definizione presuppone ovviamente che il capo dello stato repubblicano sia elettivo e temporaneo. In questo senso lato la repubblica si contrappone alla monarchia (in cui il regnante è di solito ereditario e perpetuo), anche se occorre tener presente che nella moderna monarchia costituzionale e parlamentare il re (o il principe) è solo simbolicamente capo dello stato e rappresentante della nazione, mentre la sovranità effettiva risiede nel popolo che elegge i suoi organi rappresentativi. Nella storia novecentesca si sono affermati regimi repubblicani, ma dittatoriali, nei quali la forma repubblicana rappresentava una semplice facciata, essendo il potere concentrato di fatto in una sola persona (si pensi all’Unione Sovietica di Stalin o alla Germania di Hitler). In effetti, in quest’ultimo caso viene contraddetto un principio peculiare della categoria di repubblica, espresso fin dall’antichità da Cicerone: il popolo nella repubblica non può esser assimilato a una moltitudine in qualsiasi modo raccolta, ma piuttosto tale moltitudine deve esser consociata ordinatamente per mezzo del libero “consenso” al fine del bene di tutti e dell’“utilità” pubblica. È questo il criterio della libertà democratica, che deve esser posto accanto a quello della collocazione e organizzazione costituzionale della sovranità statale. Solo quando la sovranità appartiene a un popolo siffatto può dirsi che vi è repubblica.

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2. Tipologia repubblicana

Fatte queste premesse, il concetto di repubblica può esser ulteriormente analizzato attraverso le seguenti coppie tipologiche: antica-moderna, unitaria-federale, presidenziale-parlamentare, borghese-socialista. a) antica-moderna. Nella tripartizione classica delle forme di governo la repubblica non compare, anche se era dato per scontato che la forma statuale repubblicana, tipica delle poleis greche e di Roma dopo la cacciata dei re, corrispondeva ai regimi aristocratici e democratici (o a quelli oligarchici e demagogici derivanti dalla loro corruzione). Per gli antichi – ma tale convinzione si è perpetuata fino al Settecento inoltrato – valeva soprattutto la convinzione che il sistema repubblicano fosse congeniale agli stati di piccole dimensioni territoriali, mentre la monarchia lo era per quelli di grande estensione (e il dispotismo per le immense regioni asiatiche). Mentre è possibile affermare che altri caratteri attribuiti dagli antichi alle repubbliche (eguaglianza dei cittadini, subordinazione di tutti alla legge, virtù democratica) siano passati nel corredo teorico delle repubbliche moderne, il criterio dello “spazio” è invece cambiato. A partire dalla fondazione degli Stati Uniti d’America e dalla Rivoluzione francese si è constatato che possono esistere, grazie ai progressi resi possibili dalla rivoluzione industriale, tecnologica e burocratica, anche repubbliche contraddistinte da estesissimi territori. b) unitaria-federale. I due esempi storici appena richiamati (USA e Francia) sono anche emblematici dei modelli repubblicani unitari o federali. La repubblica unitaria si riscontra di solito in paesi contraddistinti dall’esistenza di un forte stato nazionale già imposto da un precedente regime monarchico (come appunto in Francia). Il dato essenziale consiste nella conservazione della sovranità e del potere all’interno degli organi legislativi ed esecutivi centrali eletti direttamente o indirettamente dal popolo (anche se può coesistere nel sistema un limitato decentramento amministrativo e politico). Viceversa, la repubblica federale (ossia lo stato federale o la federazione di stati) nasce in situazioni in cui una pluralità di soggetti statali sono indotti da condizionamenti di vario genere (storici, economici, politici) a unirsi stabilmente in una nuova e superiore formazione statale. In essa la sovranità non è concentrata in un unico punto, ma è condivisa dalle istanze locali (cioè dagli stati membri, siano essi cantoni o stati regionali – come i Länder tedeschi o i cantoni svizzeri – o stati tout court come quelli americani) e dal superiore stato federale. A tale situazione corrisponde un riparto di poteri e di competenze regolato dal principio di sussidiarietà, secondo cui lo stato federale subentra agli stati membri solo per le materie e per le competenze che sfuggono alla loro possibilità di gestione (per esempio, la difesa contro i nemici esterni, l’ordine pubblico, la moneta e le finanze nazionali, ecc.). c) presidenziale-parlamentare. Tale distinzione rimanda alle forme di governo presidenziale e parlamentare. Nella repubblica presidenziale il capo dello stato è eletto direttamente dal popolo (a prescindere dalle diverse possibili configurazioni del sistema elettorale). Assomma in sé i poteri effettivi di rappresentanza dell’unità nazionale e statale, i poteri decisivi riguardanti l’esecutivo (sovente ne è anche il dirigente) e notevoli potestà legislative. A ragione è stato detto che la repubblica presidenziale potrebbe esser considerata come una forma di monarchia elettiva e temporanea. Nella repubblica parlamentare invece il capo dello stato è eletto dal parlamento, ha poteri simbolici di rappresentanza dell’unità nazionale e concorre solo proceduralmente alla formazione del governo, che è però responsabile unicamente davanti al parlamento, il quale può quindi dargli o negargli la fiducia. d) borghese-socialista. Tale distinzione non attiene tanto a differenze di carattere istituzionale, che tuttavia possono esservi, quanto agli obiettivi sociali che esse si propongono in vista del superamento della democrazia formale (tipica delle democrazie borghesi) e della realizzazione della democrazia sostanziale nel contesto della dittatura del proletariato (che costituisce il connotato essenziale delle repubbliche socialiste). In realtà, nell’esperienza storica si vede come spesso venga a cadere nelle repubbliche socialiste il requisito del libero consenso popolare sopraddetto, e anzi si instaurino dittature personali (alcune addirittura ereditarie), che nulla hanno a che vedere con l’ordinamento repubblicano. [Corrado Malandrino]

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