Reagan, Ronald Wilson

(Tampico, Illinois, 1911, † Los Angeles, California 2004). Uomo politico statunitense. Presidente degli USA dal 1981 al 1989. Dopo una carriera di attore cinematografico e presentatore televisivo (durante la quale, come presidente dell’associazione degli attori, sostenne le epurazioni maccartiste a Hollywood), si avvicinò alla politica all’inizio degli anni Sessanta. Dal 1967 al 1974 fu governatore repubblicano della California, distinguendosi per i tagli nel bilancio e nelle istituzioni assistenziali. Dopo un fallito tentativo di ottenere la nomination repubblicana alle presidenziali del 1976, fu agevolmente eletto presidente nel 1980 grazie all’impopolarità del presidente uscente Carter e alla sua piattaforma neoconservatrice che rifletteva e rafforzava i tradizionali valori americani di individualismo e liberismo. Il suo duplice mandato fu caratterizzato dalla cosiddetta “rivoluzione reaganiana”, che investì sia le istituzioni che l’economia. Sul piano istituzionale fu attuato lo smantellamento dello stato assistenziale che risaliva a F.D. Roosevelt ed era stato sviluppato da Lyndon Johnson, per mezzo di drastici tagli ai programmi sociali e della cancellazione delle agenzie federali di regolazione delle relazioni sindacali; il carattere dell’intervento statale fu trasformato nella direzione di un maggiore accentramento decisionale e operativo e di uno spostamento delle competenze dai programmi sociali agli ambiti militare e commerciale. La politica economica di Reagan (reaganomics) fu fondata sulla riduzione del carico fiscale, su tagli al bilancio statale, sull’eliminazione dei vincoli e controlli pubblici dell’iniziativa privata (deregulation) e sulla lotta all’inflazione; alla sua base stava la convinzione che gli incentivi alla libera iniziativa avrebbero prodotto una rapida crescita economica, e che l’aumento delle entrate governative, grazie all’incremento dei redditi tassabili, avrebbe equilibrato il bilancio federale. Malgrado la forte riduzione dell’inflazione, tuttavia, la crescita fu nel complesso scarsa, le spese governative aumentarono di molto (soprattutto a causa delle sempre maggiori spese militari), e così pure il deficit del bilancio (anche per il rifiuto di imporre nuove tasse) e il tasso di disoccupazione, accentuando in misura rilevante gli squilibri e le disuguaglianze sociali. In politica estera Reagan, coerentemente con il suo programma di forte incremento delle spese per la difesa (tra gli altri, il progetto SID, detto “guerre stellari”), mostrò un orientamento fortemente anticomunista, in base al quale si mostrò riluttante a negoziati con l’URSS sulle armi nucleari; tale atteggiamento fu in parte modificato dall’operato di Gorbacëv, con cui Reagan avviò un rapporto di distensione e firmò nel 1987 un trattato per la distruzione di missili nucleari a media gittata. Alla fine del 1986 il cosiddetto scandalo Irangate (la scoperta della vendita di armi a gruppi iraniani da parte dell’amministrazione Reagan, che si serviva del traffico, contro i veti del Congresso, sia per trattare la liberazione di americani ostaggi di terroristi islamici in Libano sia per finanziare la guerriglia antisandinista in Nicaragua) spinse il presidente vicino all’impeachment, riducendone notevolmente l’autorità e la popolarità. Dopo le elezioni del 1988, gli subentrò nel 1989 alla presidenza degli USA il suo vice George Bush. Salutato, all’indomani della caduta del Muro di Berlino, come uno di coloro che avevano maggiormente contribuito alla fine della guerra fredda e alla vittoria degli Stati Uniti sull’Unione Sovietica, dopo la fine del suo secondo mandato, si ritirò dalla politica attiva e nel 1990 pubblicò un’autobiografia, An American Life.