aramei

Antico popolo di lingua semitica, la cui presenza è testimoniata nell’area siriana dalla metà del III millennio a.C. e nell’alta Mesopotamia dall’epoca di Naram-Sin (XXIII secolo a.C.). Originariamente caratterizzati da struttura tribale e da un’economia di tipo pastorale, intorno all’XI secolo a.C. alcuni gruppi di aramei dovevano essere saldamente presenti, secondo le fonti assire, lungo tutto il medio corso dell’Eufrate, da dove effettuavano sporadiche incursioni nella bassa Mesopotamia. Fra il IX e l’VIII secolo a.C. alcune tribù si infiltrarono anche nell’area sud-orientale della Mesopotamia, poco a nord dei centri di Uruk e di Ur, non lontano dalle sedi dei caldei, con i quali si amalgamarono poi profondamente, dando il proprio contributo a una lunga lotta comune antiassira. Ma fu in Siria che gli aramei raggiunsero, nella fase coincidente con il medio regno assiro, e in particolare fra l’XI e il IX secolo a.C., un’organizzazione statale relativamente forte, imperniata su alcuni “principati” autonomi, nei quali trovò espressione una cultura raffinata (di cui vi sono testimonianze a livello urbanistico, architettonico, letterario e artigianale). I centri di Damasco e di Aleppo sono gli esempi più significativi di questa realtà politico-culturale, fino al momento in cui, nel 732 a.C., con la conquista di Damasco gli assiri non assoggettarono completamente tutta la regione siro-palestinese. Grandissima importanza ebbe poi, nell’area mediorientale antica, la lingua aramaica, originariamente simile a quella fenicia ma poi differenziatasi profondamente da questa a livello fonetico, lessicale e grammaticale. Per la relativa semplicità della sua scrittura, alfabetica anziché sillabica, essa ebbe una straordinaria diffusione in Siria, in Palestina e in Mesopotamia, in particolare nella Babilonia caldea.